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Martedì 1 Luglio 2003 CENTOMOVIMENTI-NEWS
EDITORIALE
Rita Guma  - Presidente dell'Osservatorio sulla Legalità onlus
Il trionfo della bugia

Con una massiccia opera massmediatica di disinformazione e mistificazione, si è indotta buona parte del popolo italiano a credere a mere leggende metropolitane che sono dure a morire. Proviamo a fare un po’ di chiarezza sulle bugie mediatiche che vanno per la maggiore:

Berlusconi è stato perseguitato perché era "sceso in politica". Non è vero: lui, suo fratello ed alcune sue aziende erano oggetto di indagine già dall'anno precedente, come ha accertato una sentenza del tribunale di Brescia.

Il primo governo Berlusconi cadde perché gli fu consegnato l'avviso di garanzia a Napoli durante il G8. Non è vero: il governo cadde a causa della sfiducia da parte della Lega, come testimoniò in giudizio lo stesso Maroni e come accertato con sentenza del tribunale di Brescia. L'avviso fu consegnato a Roma e Berlusconi era stato avvertito prima del summit.

La sinistra non è mai stata toccata da processi per tangenti. Non è vero: durante Mani Pulite furono inquisiti diversi esponenti della sinistra lombarda e non. Vi furono anche due condanne eccellenti. Fra gli imprenditori vicini alla sinistra, Carlo De Benedetti, storico avversario di Berlusconi, fu condannato in appello a quattro anni e mezzo proprio dal tribunale di Milano che lo aveva incriminato, e fu assolto in cassazione. Fece anche un giorno di carcere a Roma perché in attesa di interrogatorio per altro processo da cui fu assolto.

I giudici di Mani Pulite agirono per fini politici. Almeno quattro dati smentiscono questa tesi: i punti 1, 2 e 3 sopra esposti; le sentenze di condanna di alcuni falsi testimoni ingaggiati (come accertò il tribunale) per far credere che i magistrati del pool avessero agito a scopi politici; una sentenza della Corte Europea attesta che Craxi non fu perseguitato per ragioni politiche ma perché coinvolto in corruzione e precisa che non vi è alcun elemento per ritenere che i giudici di Milano agirono per fini politici; la relazione degli ispettori del ministro della giustizia Biondi (primo governo Berlusconi) inviati a Milano si concluse con un encomio solenne a Mani Pulite e manifestò anche un giudizio negativo sulle accuse di Tiziana Parenti al pool che, a detta della commissione, avevano diffuso una percezione scorretta nei cittadini.

I giudici non rispondono mai dei loro errori. Non è vero: i giudici sono giudicati dalla sezione penale del CSM che condanna o trasferisce i magistrati colpevoli. Sono passibili inoltre di ispezioni da parte del ministero della giustizia. Infine esiste una legge sulla responsabilità civile dei giudici, la n 117 del 13 aprile 1988, applicabile a tutta la magistratura, ordinaria e non, che stabilisce la responsabilità per dolo, negligenza ed abuso.

I processi durano troppo per colpa dei magistrati. 8000 magistrati concludono ogni anno 3000000 di processi circa (teniamo conto che in ogni processo sono coinvolti in media due magistrati e che in Italia è richiesta l'estensione della motivazione della sentenza). Una gran quantità di processi riguarda reati minimi (ad es. il biglietto della metro non pagato è un reato penale) che però ritardano l'intera macchina della giustizia. Inoltre spesso sono gli avvocati a chiedere dilazioni varie, o per favorire la prescrizione del reato del loro cliente, o, spiace dirlo, per tenersi il cliente piu a lungo...

La giustizia costa troppo rispetto ai benefici. Non è vero: i processi di Tangentopoli, ad esempio (che hanno in parte bloccato un meccanismo economico che stava portando l'Italia al tracollo) sono costati molto meno di quanto gli imputati che hanno patteggiato abbiano pagato per reati vari fra cui evasione fiscale accertata. Ad esempio Paolo Berlusconi ha pagato 88 milioni di euro fra la discarica di Cerro e i reati fiscali connessi. Inoltre vi sono azioni che non sono quantificabili economicamente, come mettere in galera un assassino.

I criminali scarcerati in questi giorni e la microcriminalità sono colpa dei giudici. Non è vero: i giudici si limitano ad applicare le leggi vigenti. Inoltre il governo ha ridotto le pene per una quantità di piccoli e medi reati che incidono sul tasso di criminalità. Ad esempio, con il patteggiamento allargato avranno una pena minore (a volte una semplice multa) usurai, truffatori, corrotti e corruttori, evasi dal carcere, falsi testimoni ai processi civili, inquinatori ambientali e venditori di medicine scadute. Vi sono poi sconti di pena e affidamento ai servizi sociali per la maggior parte dei crimini fino a tre anni di reclusione ed i magistrati sono tenuti ad applicarli nei casi previsti dalla legge.

La Boccassini aveva già deciso per una sentenza di colpevolezza nei confronti degli imputati. La Boccassini è il PM del processo, cioè la pubblica accusa. Il collegio giudicante è composto da altri magistrati che devono emettere la sentenza su dati oggettivi, e non sulle convinzioni del PM, anche ammesso che queste fossero preconcette. Infatti, ad esempio, non hanno accettato le ultime due richieste della dott.ssa Boccassini nello stralcio del processo SME.

I PM di Milano, presentando l'eccezione di incostituzionalità si sono posti contro la legge, hanno dimostrato di voler fare ciò che vogliono ed il loro preconcetto verso l'imputato. È una procedura normale che i magistrati pongano una questione di legittimità costituzionale durante un processo cui si applica una nuova legge, e per farlo devono esporre le loro tesi sull'incostituzionalità, senza per questo mettere in dubbio il Presidente della Repubblica che ha firmato o il Parlamento. Anzi, qualsiasi cittadino potrebbe porre la questione alla Corte Costituzionale.


 
 
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