Non, non è stato un
gran giorno per l’Italia. E alla domanda se Silvio Berlusconi
sia adeguato a dirigere l’Unione europea (sia pur per soli sei mesi) si
aggiunge il dubbio che non sia adeguato a
gestire se stesso. Il capogruppo dei socialdemocratici tedeschi, Martin Schulz,
viene apertamente dileggiato e chiamato «kapò nazista» da Berlusconi il
quale, nonostante l’invito di Pat Cox, pre- sidente del parlamento
europeo, rifiuta di ritirare l’epiteto.
E il dibattito sul futuro dell’Europa prende tutto un altro
percorso. Per il capogruppo del partito socialista europeo,
Baron Crespo, il presidente italiano non può esportare in Europa la sua
atti- tudine a fare «leggi su misura». I verdi innalzano cartelli: «La legge
è uguale per tutti».
E Berlusconi definisce «turisti della democrazia» gli
esponenti della sinistra europea invitato a venire in Italia e
guardare le sue televisioni.
E pensare che il discorso ufficiale aveva avuto persino toni aulici. L’Europa,
«appensantita di doveri e responsabilità» deve recuperare
la leggerezza di quell’ «aquilone capace di intercettare i venti
della storia», che aveva mostrato ai tempi del Trattato
di Roma. Deve superare «la sindrome di Amleto» e diventare
un soggetto capace di prendere decisioni. Il testo preparato
dagli sherpa e messo a punto dallo stesso Berlusconi non contiene gaffe, né
deraglia dalla via maestra.
Impegna l’Italia a fare da mediatrice per superare le
divergenze esistenti sulla costituzione, ma difende il testo del
trattato e rifiuta di rimetterlo in discussione. Non nasconde i problemi,
a comin- ciare dalla frattura transatlantica e vuol «tentare ancora una volta l’azzardo,
la scommessa di una mediazione felice», sapendo «di non essere sola in questo
sforzo».
Sull’economia, rilancia la proposta Tremonti per grandi progetti
infrastrutturali e mette al centro le pensioni e la competitività dell’Europa.
Punta su «un elevato livello politico» dei lavori della confe- renza
intergovernativa per concluderli entro l’anno. Insomma, una impostazione
ambiziosa e cor- retta che tiene conto delle posizioni espresse anche dalle
diverse forze politiche in Italia.
Eppoi, scatta la sindrome Montecitorio. Non c’è dubbio che
Berlusconi si sia presentato a Stras- burgo già ferito dalla levata
di scudi della stampa europea. Poi le prime, sia pur sommesse, conte- stazioni
lo hanno ulteriormente irritato. A quel punto, le pesanti parole dal sen fuggite
hanno com- promesso tutto. Un vero tonfo. Una buona partenza si è trasformata
in una falsa partenza.
Ci saranno altre prove d’appello ? Siamo certi che non verrà
nemmeno in mente al presidente di turno dell’Unione europea di
dare del kapò a Gerhard Schroeder. Probabilmente, Berlusconi ha nei confronti
dei parlamenti un atteggiamento diverso da quello che riserva ai
governi. Ma quel che è accaduto ieri mostra un nervosismo fuori
misura ed uno scarso senso delle opportunità e delle
istituzioni. Alle critiche avanzate da Schulz (sulla giustizia e sulle
posizioni antieuropeiste di Bossi) aveva il diritto di replica, non la licenza
di insulto. L’Italia non merita una presidenza da commedia dell’arte.
E il presidente lasci perdere la recita a soggetto. |