Tutte le volte che si parla degli esecutori della strage di Bologna, i
terroristi fascisti Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, sembra che non
abbiano commesso altro e che il loro curriculum criminale se non fosse per
quella condanna sarebbe completamente pulito e limpido.
Per fare chiarezza di queste
omissioni o dimenticanze è bene sapere quanto segue:
la Mambro ha ucciso 96
persone e, oltre a 6 ergastoli, ha accumulato complessivamente 84 anni e 8 mesi
di reclusione per gli ulteriori reati commessi; Fioravanti ha ucciso 93 persone
e, oltre a 6 ergastoli, ha accumulato 134 anni e 8 mesi di reclusione per gli
ulteriori reati commessi. Non hanno mai mostrato pentimento, non hanno aiutato
in alcun modo le indagini, hanno offeso le Corti giudicanti, si sono più volte
vantati di non avere alcun rimorso. Con tutto ciò hanno ottenuto comunque
trattamenti da detenuti modello.
Le condanne di Francesca
Mambro
Sei sono le sentenze che
comminano l’ergastolo alla Mambro:
-
sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Venezia del 17 gennaio
1985
-
sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna del 6 febbraio
1986
-
sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Milano del 5 novembre 1987
-
sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma del 7 aprile 1988
-
sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma del 3 marzo 1989
-
sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna del 16 maggio 1994
Quindi:
ergastolo per l’omicidio di
Franco Evangelista (28 maggio 1980)
ergastolo per l’omicidio di
Mario Amato (23 giugno 1980)
ergastolo per la strage alla
Stazione di Bologna (2 agosto 1980)
ergastolo per l’omicidio di
Francesco Mangiameli (9 settembre 1980)
ergastolo per l’omicidio di
Enea Codotto e Luigi Maronese (5 febbraio 1981)
ergastolo per l’omicidio di
Giuseppe De Luca (31 luglio 1981)
ergastolo per l’omicidio di
Mambroarco Pizzari (30 settembre 1981)
ergastolo per l’omicidio di
F. Straullu e Ciriaco di Roma (21 ottobre 1981)
ergastolo per l’omicidio di
Alessandro Caravillani (5 marzo 1982)
La mancata corrispondenza tra
numero degli omicidi e numero di ergastoli è dovuta all’applicazione del
vincolo della continuazione.
La Mambro ha inoltre
accumulato complessivamente 84 anni e 8 mesi di reclusione per reati quali:
furto e rapina (una ventina in tutto), detenzione illegale di armi, violazione
di domicilio, sequestro di persona, ricettazione, falso, associazione
sovversiva, violenza privata, resistenza e oltraggio, attentato per finalità
terroristiche, occultamento di atti, danneggiamento, contraffazione impronte.
Morti attribuibili alla
responsabilità di Francesca Mambro: 96.
Anni effettivamente scontati
in carcere: 16
Le condanne di Valerio
Fioravanti
Sei sono le sentenze che
comminano l’ergastolo a Fioravanti:
- sentenza della Corte d’Assise
d’Appello di Venezia del 17 gennaio 1985
- sentenza della Corte d’assise
d’Appello di Roma del 30 maggio 1985
- sentenza della Corte d’Assise
d’Appello di Bologna del 6 febbraio 1986
- sentenza della Corte d’Assise
d’Appello di Roma del 7 aprile 1988
- sentenza del Tribunale di
Bologna del 27 marzo 1990
- sentenza della Corte d’Assise
d’Appello di Bologna del 16 maggio 1994
Quindi:
ergastolo per l’omicidio di
Roberto Scialabba (28 febbraio 1978)
ergastolo per l’omicidio di
Antonio Leandri (17 dicembre 1979)
ergastolo per l’omicidio di
Maurizio Arnesano (6 febbraio 1980)
ergastolo per l’omicidio di
Franco Evangelista (28 maggio 1980)
ergastolo per l’omicidio di
Mario Amato (23 giugno 1980)
ergastolo per la strage alla
Stazione di Bologna (2 agosto 1980)
ergastolo per l’omicidio di
Francesco Mangiameli (9 settembre 1980)
ergastolo per l’omicidio di
Enea Codotto e Luigi Maronese (5 febbraio 1981)
La mancata corrispondenza tra
numero di ergastoli e numero di omicidi è dovuta all’applicazione del vincolo
della continuazione.
Fioravanti ha inoltre
accumulato complessivamente 134 anni e 8 mesi di reclusione per reati quali:
furto e rapina (una ventina in tutto), violazione di domicilio, sequestro di
persona, detenzione illegale di armi, spaccio di stupefacenti, ricettazione,
violenza privata, falso, associazione a delinquere, lesioni personali, tentata
evasione, banda armata, danneggiamento, tentato omicidio (28 febbraio 1976, 15
dicembre 1976, 9 gennaio 1977, 28 febbraio 1978, 6 marzo 1978), incendio,
sostituzione di persona, strage, calunnia, attentato per finalità terroristiche
e di eversione.
Morti attribuibili alla
responsabilità di Fioravanti: 93.
Anni effettivamente scontati
in carcere: 18.
Gli episodi più
eclatanti
28 febbraio 1978. In piazza Don Bosco, a Roma, Fioravanti ed altri notano
due ragazzi seduti su una panchina che dall’aspetto (capelli lunghi e
giornali) identificano come appartenenti alla sinistra. Fioravanti scende dall’auto,
si dirige verso il gruppetto e fa fuoco: Roberto Scialabba, 24 anni, cade a
terra ferito e Fioravanti lo finisce con un colpo alla testa. Poi, si gira verso
una ragazza che sta fuggendo urlando e le spara senza colpirla.
9 gennaio 1979. Fioravanti ed
altre tre persone assaltano la sede romana di Radio città futura dove è in
corso una trasmissione gestita da un gruppo femminista. I terroristi, dal volto
travisato, fanno stendere le donne presenti sul pavimento e danno fuoco ai
locali. L’incendio divampa e le impiegate, terrorizzate, tentano di fuggire.
Sono raggiunte da colpi di mitra e pistola. Quattro rimangono ferite, di cui due
gravemente.
7 marzo 1979. Per
«festeggiare» l’8 marzo, un gruppetto di neofasciste, tra cui Mambro,
piazzano una rudimentale bomba davanti alle finestre del Circolo culturale
femminista nel quartiere Prati, a Roma. A pochi metri di distanza, Fioravanti ed
altri sono lì, armati, pronti ad intervenire.
16 giugno 1979. Fioravanti
guida l’assalto alla sezione comunista dell’Esquilino, a Roma. All’interno
si stanno svolgendo due assemblee congiunte: di quartiere e dei ferrovieri. Sono
presenti più di 50 persone. La squadra terrorista lancia due bombe a mano Srcm,
poi scarica alla cieca un caricatore di revolver. Si contano 25 feriti, per puro
caso non ci sono morti. Dario Pedretti, componente del Commando, verrà
redarguito da Fioravanti perché, nonostante il ricco armamentario «non c’era
scappato il morto». Che Fioravanti fosse colui che ha guidato il commando è
accertato dalle testimonianze dei feriti e degli altri partecipanti all’azione,
e da una sentenza passata in giudicato. Ciononostante, Fioravanti ha sempre
negato questo suo pesante precedente stragista.
17 dicembre
1979. Fioravanti assieme ad altri vuole uccidere l’avvocato Giorgio
Arcangeli, ritenuto responsabile della cattura di Pierluigi Concutelli, leader
carismatico dell’eversione neofascista. Fioravanti non ha mai visto la vittima
designata, ne conosce solo una sommaria descrizione. L’agguato viene teso
sotto lo studio dell’avvocato, ma a perdere la vita è un inconsapevole
geometra di 24 anni, Antonio Leandri, vittima di uno scambio di persona e
colpevole di essersi voltato al grido “avvocato!” lanciato da Fioravanti.
6 febbraio 1980. Fioravanti
uccide il poliziotto Maurizio Arnesano che ha solo 19 anni. Scopo dell’omicidio,
impadronirsi del suo mitra M.12. Al sostituto procuratore di Roma, il 13 aprile
1981, Cristiano Fioravanti -fratello di Valerio- dichiarerà: «La mattina dell’omicidio
Arnesano, Valerio mi disse che un poliziotto gli avrebbe dato un mitra; io,
incredulo, chiesi a che prezzo ed egli mi rispose: “gratuitamente”; fece un
sorriso ed io capii».
30 marzo 1980. Un commando di
terroristi assalta il distretto militare di via Cesarotti a Padova. Un sergente
viene ferito e vengono rubati 4 mitragliatori M.C, 5 fucili a ripetizione,
pistole e proiettili. Sul muro della caserma, prima di andarsene, Mambro firma
la rapina con la sigla BR per depistare le indagini.
23 giugno 1980. Luigi
Ciavardini e Gilberto Cavallini uccidono a Roma il sostituto procuratore Mario
Amato. Il magistrato, 36 anni, è appena uscito di casa; da due anni conduce le
principali inchiesta sui movimenti eversivi di destra. Ha ereditato i fascicoli
d’indagine dal giudice Vittorio Occorsio. Poco prima di essere assassinato
aveva chiesto l’uso di un auto blindata. Gli fu negato. All’indomani dell’omicidio,
i Nar telefonano ad un quotidiano e fanno ritrovare un volantino di
rivendicazione che dice: «Oggi 23 giugno 1980 alle ore 8:05, abbiamo eseguito
la sentenza di morte emanata contro il sostituto procuratore Mario Amato, per le
cui mani passavano tutti i processi a carico dei camerati. Oggi egli ha chiuso
la sua squallida esistenza imbottito di piombo. Altri, ancora, pagheranno».
Amato aveva annunciato che le sue indagini lo stavano portando «alla visione di
una verità d’assieme, coinvolgente responsabilità ben più gravi di quelle
stesse degli esecutori degli atti criminosi». Per l'omicidio sono stati
condannati anche Valerio Fioravanti e Francesca Mambro considerati i mandanti
del delitto.
9 settembre 1980. Mambro e
Fioravanti con Soderini, Vale e Cristiano Fioravanti, uccidono Francesco
Mangiameli, dirigente di Terza Posizione in Sicilia e testimone scomodo in
merito alla strage di Bologna (link all'omicidio Mangiameli).
5 febbraio 1981. Mambro e
Fioravanti tendono un agguato a due carabinieri: Enea Codotto, 25 anni e Luigi
Maronese, 23 anni. Dagli atti del processo è emerso che durante l’imboscata
Fioravanti ha fatto finta di arrendersi. Poi ha gridato alla Mambro, nascosta
dietro un’auto, «Spara, spara!».
31 luglio 1981. Nell’ambito
di un regolamento di conti all’interno della destra eversiva viene ucciso
Giuseppe De Luca. All’omicidio partecipa Mambro.
30 settembre 1981. Viene ucciso
il ventitreenne Marco Pizzari, estremista di destra e intimo amico di Luigi
Ciavardini, poiché ritenuto un “infame delatore”. Del commando omicida fa
parte Mambro.
21 ottobre 1981. Alcuni Nar,
tra cui Mambro, tendono un agguato, a Roma, al capitano della Digos Francesco
Straullu e all’agente Ciriaco Di Roma. I due vengono massacrati. L’efferatezza
del crimine è racchiusa nelle parole del medico legale: «La morte di Straullu
è stata causata dallo sfracellamento del capo e del massiccio facciale con
spappolamento dell’encefalo; quello di Di Roma per la ferita
a carico del capo con frattura del cranio e lesioni al cervello». Il
capitano Straullu, 26 anni, aveva lavorato con grande impegno per smascherare i
soldati dell’eversione nera. Nel 1981 ne aveva fatti arrestare 56. La mattina
dell’agguato non aveva la solita auto blindata, in riparazione da due giorni.
5 marzo1982. Durante una rapina
a Roma, Mambro uccide Alessandro Caravillani, 17 anni. Il ragazzo stava
recandosi a scuola e passava di lì per caso. La sua morte suscita scalpore
anche perché il giovane viene colpito alla testa con un colpo di pistola
sparatogli a bruciapelo.