Diciamoci
la verità: se i partiti dell’opposizione a Berlusconi e alla Casa della sua
Libertà continueranno a rimarcare le differenze, del resto logiche, tra partito
e partito, se non perderanno occasione per dichiararsi in perfetto disaccordo l’uno
con l’altro, se ogni leader o quasi leader dirà la sua su ogni tema,
preferibilmente diversa da quella degli altri, alle prossime elezioni, malgrado
il disastro che questo governo sicuramente avrà realizzato, si correrà il
rischio concreto di vedere ancora vincere il Cavaliere con la sua corte di nani,
saltimbanchi e ballerine. Le avvisaglie di questo timore sono sui giornali e
sono apparse subito dopo che Prodi ha proposto, per le elezioni europee, uno
schieramento unico di tutti i partiti del centro-sinistra. Ogni responsabile di
partito ha detto la sua opinione, quasi mai in accordo sulla proposta. Mancino
ha parlato di astrattezza politica, Franceschini di difficoltà realizzative,
Follini dall’altra parte ha approfittato del momento per chiamare a raccolta
gli ex-democristiani (che nostalgia della vecchia balena bianca..) sotto un’unica
bandiera, naturalmente azzurra e probabilmente con richiamo alla vecchia DC,
Bertinotti dice ma, D’Alema forse, Rutelli magari, Di Pietro osserva.
Ora a me sembra logico che ognuno ami le proprie idee e i simboli che le
rappresentano, come mi sembra normale che le differenze esistano specialmente,
anzi forse solamente, nei partiti e nei movimenti di opposizione. Dall’altra
parte, nella Casa della Libertà per Berlusconi & C., le differenze
evidentemente ci sono ma ogni membro della corte del re, per forza o per amore,
ha saputo, o deve, accettare come volontà comune quella del proprietario,
perché questa negazione delle proprie idee ha dato, e loro sperano che
continuerà a dare, poltrone e governo. Non è importante che Bossi gracchi le
sue idee opposte a quelle di Fini, per esempio, importante è che comunque sia,
pur con qualche distinguo di facciata, indispensabile proprio per non perdere la
facciata di fronte ai propri elettori, alla fine si trovi una forma di intesa
comune, la compattezza del gruppo, come ieri l’ha definita Berlusconi: proprio
come una qualsiasi SpA, dove il consiglio di amministrazione si muove, pur con
idee e personalità diverse nei suoi componenti, per un solo obiettivo: il
profitto.
Nella SpA Casa delle Libertà personali, il profitto è il potere, il governo
del paese, e l’obiettivo finale sembra davvero essere quello indicato nel
programma della loggia P2 di Licio Gelli: controllo di tutti i media, repubblica
presidenziale, ridimensionamento dei sindacati ecc.ecc. Davanti all’apparente
"compattezza" del monolito Casa delle Libertà c’è la vivacità
dell’opposizione, che non è una vivacità di idee e di proposte, che sarebbe
altamente auspicabile, ma semplicemente una irrequietezza di opinioni quasi
sempre diverse se non addirittura contrastanti. Chiaro che davanti a un simile
panorama, unità di intenti e pensieri da una parte e frammentazione di idee e
propositi dall’altra, l’elettore medio, quello che si forma l’idea su come
votare all’ultimo momento, viene normalmente attratto più dal finto ordine
delle truppe berlusconiane che non dall’apparente litigio continuo dell’opposizione.
Del resto la passata legislatura, iniziata con Prodi leader e terminata con una
bella esposizione di confusione, ha dimostrato, al di la di ogni ragionevole
dubbio, come senza una linea comune condivisa, i partiti del centro sinistra
siano stati capaci di far del male a loro stessi prima e poi di consegnare il
governo del paese a questo assemblaggio di compagni di merende.
Ora sembra che la lezione non abbia dato nessun frutto. Si prosegue nella linea
delle discussioni continue, al punto che anche i più fedeli elettori del centro
sinistra non ci capiscono più niente, e molti, proprio in ragione di questo
fatto tipico del passato dell’Ulivo, che erano arrivati ad astenersi dal
votare così continuando continueranno a farlo anche in futuro. Gli si può dare
torto? Assolutamente no, perché non c’è peggior abito per vestire una
coalizione che non quello che l’opposizione indossa: la confusione, la
mancanza di chiarezza, il veder remare tutti nella medesima direzione e per lo
stesso porto. E qui sorge la domanda che Totò, il nostro grande attore nemmeno
tanto comico, rese famosa: ma siamo vincoli o sparpagliati? Che ha un
significato preciso: uniti o divisi.
Io sono convinto che gli italiani, nella loro maggioranza, siano istintivamente
favorevoli ai partiti centro sinistra. Non posso pensare che i lavoratori votino
contro i loro stessi interessi, contro una protezione sociale conquistata con
decenni di lotte da loro stessi condotte, contro la protezione sindacale e tutte
quelle opportunità che lo stato sociale offre ai suoi cittadini, quindi il
problema sta nel manico: probabilmente non abbiamo, nelle nostre file,
personaggi con una visione ampia della politica e che proprio per la loro
ridotta dimensione e personalità, si accontentano di "partecipare"
anziché puntare alla grande responsabilità di governare. Non vedo altre
spiegazioni.
Però noi, e quando dico noi mi riferisco ai rappresentanti dei centomovimenti,
possiamo dare una scossa a questa situazione di passiva discordia. Possiamo
ribellarci nei fatti, magari minacciando la totale astensione dal voto laddove
non emerga con chiarezza una sicura unità progettuale. Potessimo farlo,
dovremmo forse anche creare un comitato di coordinamento dei vari movimenti per
poter parlare con voce unitaria a questi signori….della guerra che sembrano
privilegiare i loro piccoli interessi di bottega a quelli più ampi del governo
della nazione e della lotta, reale e non solo parlata, all’occupazione della
casa del governo da parte di queste truppe straniere ai nostri interessi
sociali.
Non è che un personaggio sia migliore o peggiore di un altro, a sentirli
parlare tutti potrebbero anche avere ragione, però SOLO dal loro punto di
vista, troppo spesso appunto deformato da interessi di parte. Potrebbero anche
aver ragione se presi singolarmente ma il fatto di essersi messi in una
coalizione che punta a vincere le elezioni prossime, dimostra che hanno torto
tutti, perché, così facendo non concluderanno un bel niente e noi ce ne
staremo sempre qui, con la penna in mano, a descrivere gli errori e i disastri
del governo del cavalier Berlusconi. |