E adesso, pover'uomo? Diceva
una vecchia canzone: «Autunno, tu sei come il mio cuore, autunno sei triste
come me». Rientrano i vacanzieri, gli amatori di stagione della riviera
adriatica si ritrovano nei bar a raccontarsi le conquiste estive: «Tu, quante
tedesche?» Personaggio della cronaca è stato il signor Igor Marini che ha
montato - forse con qualche interessata collaborazione - una campagna contro
Prodi e Fassino, per il sollazzo della destra. Noi abbiamo una storica
reputazione di ladri, forse comincia con le letture scolastiche, col «ratto
delle Sabine». I nostri antenati se non fregavano le mogli ai vicini erano
destinati a una malinconica vita da scapoli. «Arrangiarsi» è uno dei vocaboli
di uso comune, il che ci ha permesso di affrontare i terribili «eventi»,
coerenti con l'antico detto: «Viva la Franza, viva la Spagna, pur che se
magna». Nel bene e nel male facciamo sempre notizia.
L'autorevole, come si dice,
settimanale The Economist aveva chiesto al presidente del Consiglio di
rispondere ad alcune domande; sono ancora lì che aspettano. Quello che fa la
grandezza di uno che vorrebbe essere considerato uno statista, non sono i
tacchi; per Berlusconi si può ricorrere al linguaggio scolastico: gli mancano
le basi. Dice che il fratello di Romolo si chiamava Remolo, e chissà che non
fosse anche parente di Brontolo; vorrebbe andare a salutare papà Cervi, che è
morto nel 1970 ma è consentita anche la visita ai cimiteri, insomma, qualche
volta si distrae.
Ma l'Italia non è una ditta,
sono decine di milioni di uomini e donne che hanno liberamente votato, e i voti
si contano, non si pesano. Questo governo ha avuto il consenso popolare, ed è
quindi quello che abbiamo scelto e meritiamo. Secondo me, che forse pecco di
faziosità, Silvio Berlusconi è un grande comunicatore, il problema è cosa ha
da dire. Un modesto suggerimento: faccia uno sceneggiato della sua meravigliosa
avventura. Altro che Beautiful . |