LA politica deve restare
lontana dallo sport, aveva dichiarato Silvio Berlusconi. Un’altra volta,
forse, non questa. Scomodato d’urgenza, il governo entra a gamba tesa sul
calcio. Non si limita a offrirgli l’ombrello che mendicava, il decreto anti
Tar, ma gli indica, addirittura, come riscrivere la serie B, dal Catania in
giù, molto in giù (la Fiorentina, per esempio). Naturalmente, l’ultima
parola spetta alla Federazione e alla Lega. I campionati devono partire in
orario, a fine mese, costi quel che costi. Hanno vinto An e Gaucci, hanno perso
i due «premier», Berlusconi & Carraro.
Il prezzo del compromesso è
carissimo. Non erano questi, i patti. Una B a 24 squadre - su ordine o per
ripicca - rischia di scatenare l’inferno anche in serie A: se risale la
Salernitana, perché mai dovrebbe scendere il Torino? Lotta continua e caos
dovunque, comunque, fra giudici ultrà, fidejussioni false e contratti tv in
bilico. Alla faccia della sanatoria garantita dall’alto e dei fioretti
promessi dal basso. Il calcio ha toccato il fondo: si è liberato dei Tar per
consegnarsi, prigioniero di «guerra», al generale che avrebbe dovuto salvarlo.
Una gran brutta storia.
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