Con la decisione di ieri, di
fatto, Berlusconi ha commissariato la Federcalcio. Carraro ha dovuto subire la
soluzione che aveva respinto per settimane. Ma non c’è stato niente da fare,
perché, in realtà, il presidente Figc non aveva scelta, non aveva alternative.
Ma allora, viene da chiedersi, non si poteva decidere in questo modo già venti
giorni fa?
Avremmo così risparmiato tre
settimane di polemiche, tensioni, ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, ma
così vanno le cose...
Forse non era necessario l’intervento
del governo, forse il calcio poteva trovare una soluzione all’interno dei suoi
organismi. Non è stato possibile, perché, in realtà, il problema è più
complicato. È profondo e deflagrante. E investe la cultura che è alla base di
questo sport, una filosofia, chiamiamola così, che premia soltanto l’aspetto
economico e che fa di ogni altra cosa un dettaglio, un complemento, un optional.
Il denaro non è solo dominante, ma è anche un elemento aggressivo, vorace,
unico. Non dico che non bisogna tenerne conto, che non si deve guardare al
proprio interesse, per carità, ma oggi tutto è piegato al denaro, qualsiasi
cosa, anche i valori dello sport, purtroppo, anche i valori del calcio.
Così, melanconicamente,
abbiamo assistito a uno spettacolo di un mondo in piena decadenza, con società
dalle tasche bucate e dai bilanci precari e a uno scontro violentissimo che
aveva come scopo il Catania, certo, ma anche il banale potere, la poltrona di
presidente Figc. Sì, Alleanza Nazionale si è scagliata contro Carraro per una
questione di potere e anche perché ha voluto vendicarsi dell’offesa fatta al
suo candidato, Delogu, eliminato selvaggiamente, quando era stato proposto alla
guida della federazione di via Allegri. A guardar bene, però, Delogu era stato
«bruciato» dagli stessi alleati, giocato sull’altare degli equilibri
politici e dei giochi di corrente... Insomma, la solita vecchia storia, così si
spiegano le congiure di palazzo, le ripicche, le vendette. Ma il male viene da
lontano, ed è sempre quello, il soffocamento e l’annichilimento dei valori
dello sport. Oggi il calcio non è un gioco, è solo e soltanto business, roba
per dirigenti finanziari e per affaristi. I sogni sono svaniti, il pallone si è
perso per strada.
Tutto questo rappresenta un’anomalia,
ma non c’è da stupirsi. Tutta l’Italia, oggi, è un’anomalia. Guardiamo
Berlusconi, l’anomalia più grossa. Non c’è Paese occidentale che avrebbe
accettato una situazione come quella dell’Italia... E anche qui da noi,
sarebbe bastata una legge del ‘57 per sancire l’ineleggibilità di
Berlusconi. Non solo questi non avrebbe potuto fare il presidente del Consiglio,
ma neanche il deputato... Colpa anche della sinistra che su questo argomento non
ha fatto una battaglia dura, decisa ed efficace. E ora questa maggioranza ha la
possibilità di non affrontare il problema. E così come decide sul conflitto di
interessi di Berlusconi, sostenendo che in fondo si può fare, così obbliga la
Federcalcio a riscrivere i campionati e ammette un decreto sul calcio che magari
può presentare degli elementi di incostituzionalità. Alla faccia dell’autonomia
dello sport che ha tanto sbandierato... Un triste spettacolo.
Tutti sembrano piegarsi a
questa legge, anche quelli che non vorrebbero, perché la scelta è: o accetti o
subisci. Ora speriamo. Speriamo che Berlusconi sia buono con noi, che decida di
lasciarci vedere le partite... A parte le battute, la situazione mi sembra assai
brutta, insomma non mi aspetto molto da chi è abituato soltanto a contare i
dollari. Però non voglio essere pessimista: vedo dei segnali di risveglio nell’opinione
pubblica, noto malcontento verso questo modo di gestire le cose. C’è malumore
e disillusione nei confronti di questi signori, lo stesso elettorato che ha
appoggiato Berlusconi comincia ad aprire gli occhi, ad innervosirsi. Leggo la
necessità impellente di realizzare una alternativa seria e credibile, lontano
dalle guerre di capi e capetti, una coalizione che presenti al Paese un progetto
e non promesse false.
Ma per restare al tema di oggi,
vedo la necessità di ricostruire un modo di pensare, una cultura, un sistema di
valori, in cui non ci sia spazio soltanto per il business e per i soldi. E, alla
fine, verrà anche il momento di individuare delle responsabilità, di trovare i
colpevoli che hanno lasciato che il calcio si riducesse in questo modo. Svilito,
offeso, ferito e senza anima. |