Corriere della Sera 03-02-2001

Consegnate le carte dell'archivio privato dell'ex presidente del Consiglio alla presenza di Amato, Berlusconi e D'Alema - Craxi, alla Camera prove di pacificazione - Violante: e' stato un errore non aver istituito la commissione d'inchiesta su Tangentopoli

ROMA - Per Bettino Craxi non ci deve essere <<ne' autocritica, ne' riabilitazione>>, ma una <<pacificazione costruita attraverso un'autentica ricerca della verita'. E fu un errore non aver istituito la commissione di inchiesta su Tangentopoli>>. Non e' la prima volta che Luciano Violante affronta il caso Craxi e la questione socialista. E non e' la prima volta che il presidente diessino della Camera cerca di restituire l'onore politico al leader socialista travolto da Tangentopoli e morto ad Hammamet.

Ma questa volta Violante lo fa accanto a Stefania, la figlia di Bettino, nella biblioteca di San Macuto, uno dei palazzi della Camera e in un'occasione particolare: la cerimonia di consegna da parte della Fondazione Bettino Craxi, presieduta dalla stessa Stefania, delle carte dell'archivio privato dell'ex leader socialista. Violante cita il Saint Just della requisitoria contro Luigi XVI: <<Non esiste potere senza colpa>>, per chiosare: <<La colpa non sia l'unico riflettore che illumina il potere, e il potere non metta in ombra le colpe>>. Insomma, Craxi <<e' stato sottoposto a legittimi processi, e' stato condannato e ha deciso di sottrarsi alle leggi del Paese>>, ma e' stato anche l'uomo che <<ha proposto una modernizzazione del Paese>>. Lo statista che <<in condizioni difficili ha difeso il prestigio dell'Italia>>.

Un leader politico che <<ha sostenuto le ragioni dei vinti in molte parti del mondo>>. Giuliano Amato, che di Craxi fu braccio destro, preferisce affidare <<agli storici un giudizio meditato sulla figura di Craxi>>.

Ma tocca a Giuliano Vassalli ripercorrere le tappe <<che documentano la grande modernita' politica>> di Bettino, e la <<tragedia di una fine che tra i presidenti del Consiglio del dopoguerra fu riservata solo ad Aldo Moro>>. In platea ci sono Berlusconi, D'Alema e Cossiga. Commenta l'ex capo dello Stato: <<E' l'inizio della fine della transizione>>.

Stefania Craxi e' sul palco. Il fratello Bobo e' seduto in prima fila, palesemente a disagio. Stefania e' commossa. Consegna la relazione preparata da Craxi per la Commissione parlamentare su Tangentopoli annunciata e poi abortita. I protagonisti della diaspora socialista ci sono tutti o quasi. <<Non permetteremo che Craxi venga sepolto nella storia>>, commenta Claudio Martelli. E Pillitteri, guardando Amato: <<Visto che ando' ai funerali di Pajetta, forse avrebbe fatto bene a venire anche a quelli di Bettino...>>.

F. Sa.

Politica

LA FIGLIA - L'emozione di Stefania <<Voglio solo giustizia>>

ROMA - <<Grazie, grazie, grazie>>. Vestita di nero, come una figlia che non ha ancora smesso il lutto per quel padre tanto ingombrante e tanto amato, Stefania Craxi e' felice e commossa per come e' andata la cerimonia. Ringrazia Violante, ringrazia Giuliano Amato. Ringrazia tutti. Abbraccia con calore il segretario dello Sdi Enrico Boselli e non riesce a nascondere una lacrima.

E' chiaro che non condivide la scelta del fratello Bobo, l'alleanza con il centrodestra. Come vive la diaspora socialista?  <<Se vogliamo una sinistra come quella che piace a noi socialisti bisognera' ripartire da Bettino Craxi>>. Non vuole aggiungere altro. Lo scopo di questa sua iniziativa? <<Uno solo: fare verita' e giustizia sul politico Craxi, sullo statista Craxi e sull'uomo buono e generoso che fu. Sempre dalla parte dei piu' deboli. Ovunque: nella Grecia dei colonnelli, nella Spagna franchista, nel Cile di Pinochet, in Medio Oriente...>>.

Qual e' la cosa che le pesa di piu'? <<L'enorme ingiustizia per le sofferenze subite da mio padre in esilio. Sofferenze enormi e terribili. Assolutamente sproporzionate rispetto ai suoi errori. Quelli veri e quelli che gli sono stati attribuiti>>.

Politica

Lo scambio dei documenti ieri alla Camera - SCAMBIO DI DOCUMENTI

La Fondazione Bettino Craxi ieri ha consegnato ufficialmente alla Camera le carte dell'archivio privato del leader morto un anno fa. Analoga documentazione relativa all'attivita' di governo e' stata consegnata alla Camera dal presidente del Consiglio, Giuliano Amato. La Camera a sua volta ha consegnato alla Fondazione la documentazione in suo possesso relativa all'attivita' politico parlamentare di Bettino Craxi

LA RICHIESTA DI OCCHETTO

Giuliano Amato ieri ha svelato un particolare contenuto nei documenti di Craxi: Achille Occhetto chiese al Psi di Craxi di evitare le elezioni anticipate nel '91, in occasione della crisi del sesto governo Andreotti. Craxi accetto', motivando la decisione con la necessita' di consentire il consolidamento dell'appena nato Pds

Politica

Stampa del 03-02-2001

Sabato 3 Febbraio 2001

<<Tangentopoli, sbagliato bocciare la commissione>> - Violante ricorda Craxi: pacificazione. Amato elogia Stefania

Aldo Cazzullo

ROMA Dice il presidente della Camera Luciano Violante che <<il vuoto di analisi sulle cause della crisi>> della prima Repubblica <<e' stato colmato attraverso la procedura della "confezione del nemico">>, e Stefania Craxi scioglie la sua maschera tragica in un sorriso nervoso, il premier Amato si accarezza gli occhiali, il mento, poi il labbro, il presidente ds D'Alema con analogo gesto trova invece il baffo, Giuliano Vassalli e' impietrito. <<Si sono inseguite ipotesi precostituite>> (e dalla fila dei revenants socialisti qualcuno sibila <<fariseo>>). <<Si sarebbe potuto avviare un esame difficile ma produttivo con la commissione d'inchiesta su Tangentopoli.

La proposta si e' fermata, ed e' stato un errore. Si potra' riparare nella prossima legislatura, chiunque prevalga>>, prosegue Violante mentre arrivano De Michelis che bacia tutti, Berlusconi che saluta solo Cossiga con un gelido <<ciao>>, Mentana che chiede <<chi c'e' chi c'e'?>>, Barbara Palombelli con occhiali scuri e Carmen Llera in giacca di pelle. <<Il sistema politico italiano non e' riuscito a chiudere la propria transizione. In questi casi cio' che e' vecchio risorge in forme spesso vendicative>>, dice ancora Violante, tra le occhiatacce dei revenants . Cita Saint Just e Vittorio Foa, riconosce che la vita di Craxi <<non e' scindibile>> tra lo statista buono e il politico cattivo, ricorda i successi e le condanne e anche <<la decisione di sottrarsi alle leggi del suo Paese>> (<<no, Bettino era un esule>>, dira' invece l'ex Guardasigilli e presidente emerito della Consulta Vassalli). E chiede <<un atto di coraggio politico>> per evitare che <<la transizione sia destinata a perpetuarsi all'infinito>>.

Lo scambio di documenti tra la Fondazione Craxi, la Camera e Palazzo Chigi, nel refettorio di San Macuto, e', per Violante ma anche per Stefania, il primo di questi <<atti di coraggio>>. Non e', dice il presidente della Camera, l'<<autocritica>> chiesta da Bobo, seduto in prima fila con Mancino, ne' una riabilitazione (<<e invece si', ma il riabilitato non e' Bettino; sono loro, i Ds, che tentano di emendarsi>>, chiosa Di Donato, mentre la Boniver cova una definizione che neanche Le'vy-Strauss: <<Questo e' un atto di antropofagia>>).

Violante preferisce parlare di <<pacificazione>>. Nessun applauso, ne' per lui ne' per Amato, che mette subito le mani avanti (<<parlo a braccio, a volte in queste circostanze mi scappano parole inopportune>>), ripete la frase - <<Questo evento non riguarda la cronaca politica ma la storia>> - che poco prima mormorava Francesco Forte dietro le quinte, rievoca il ruolo modernizzatore svolto da Craxi, parla del <<paradosso di un Psi che si sbriciola nel momento in cui vincono le sue idee e di un partito (i Ds, nda) che si dice socialista in Europa ma non in Italia>>, denuncia l'<<anatema>> e l'<<unilateralita'>> con cui Mani Pulite colpi' il partito di Craxi, racconta di quando insieme andarono alle Botteghe Oscure a rendere omaggio alla salma di Pajetta, <<ed ebbi la sensazione di aver di fronte un morto di famiglia>> (<<dopo Pajetta Giuliano avrebbe potuto rendere omaggio anche alla salma di Bettino>>, commenta Pillitteri dall'ultima fila). E chiude rendendo omaggio a Stefania <<e al suo gesto di oggi, che e' all'altezza dei momenti migliori di suo padre>>.

La figlia di Craxi bacia Vassalli che ha ricostruito il percorso politico <<del mio amico Bettino>>, gela gli altri vecchi amici di papa' - <<L'eredita' di Craxi riguarda non solo il disperso socialismo ma tutti gli italiani>>, compresi <<gli uomini di governo>> - dice di <<sentire forte nel mio cuore come un'ingiustizia cio' che ha colpito mio padre>>, ne riconosce <<errori>> (<<infinitamente minori delle sofferenze subite>>, pero'), chiede <<un'opera complessiva di verita' e di pacificazione>>, ed e' sommersa dagli applausi e dai baci, sfilano a salutarla i reduci del giornalismo del garofano, La Volpe, Damato, Ghirelli, Genise, e poi Cornelio <<Attila>> Prandini, lo storico sottosegretario Covatta, il direttore del Petruzzelli di Bari Pinto. Nella busta per Violante c'e' una lettera che Craxi aveva indirizzato proprio a lui, due lettere ricevute da Moro e Mitterrand, e la relazione di 30 pagine che Craxi aveva preparato per la commissione d'inchiesta di Tangentopoli. <<Bene ha fatto Violante a riproporla, bene Amato a ricordare l'attualita' di Craxi - commenta Stefania -. Craxi e' vivo. Se vogliamo una sinistra come quella che piace a noi socialisti, bisognera' ripartire da lui>>. Dopodiche' cerca con lo sguardo il fratello, che non c'e': e' andato via con Berlusconi.

Sabato 3 Febbraio 2001

L'EX MINISTRO ATTACCA PREMIER E DS  - De Michelis: non e' un risarcimento

Antonella Rampino

ROMA

RABBIA: <<Che non si dica che quella di oggi e' una riabilitazione di Bettino Craxi>>. Realpolitik: <<Niente risarcimenti: noi vogliamo veramente andare avanti>>. Emozione: <<Bettino era grande, il suo grande carattere non si puo' dimenticare>>. Stizza: <<Non si puo' riscrivere quello che e' successo, Giuliano Amato lo ha fatto>>. Consapevolezza: <<Questa cerimonia a Palazzo San Macuto segna in modo formale l'avvio di una rilettura storica delle vicende di Craxi, del psi e dell'Italia tutta>>. Gianni De Michelis, il leader della sinistra lombardiana che porto' Craxi alla segreteria nel famoso congresso del Midas, e' oggi triumviro con Bobo Craxi e Claudio Martelli del nuovo Ps schierato con Berlusconi. Luciano Violante ha detto che Craxi fu <<autore, testimone e simbolo>> del sistema di corruzione. <<Si', Violante ha detto anche questo. E' la sua opinione, naturalmente. La mia e' ben diversa. Ha anche detto che non c'e' stato tempo di istituire la commissione su Tangentopoli. Non e' vero: e' una cosa che gira da otto anni, in cinque di legislatura il centrosinistra avrebbe potuto farla. Invece, non c'e' memoria di un impegno di Violante in questa direzione. Bettino da Hammamet continuava a chiederla. La commissione su  Tangentopoli e' un passaggio inevitabile per chiudere la lunga transizione italiana. Invece, i ds non l'hanno voluta. Del resto, sono arrivati a Palazzo Chigi attraverso una scorciatoia>>.

Massimo D'Alema pero' a San Macuto c'era. <<Certo. E non c'era invece Veltroni. Suppongo che questo significhi che la Quercia diventera' sempre piu' un'altra cosa, un partito prodian-democratico. E' la riprova che i diesse sono una cosa che non ha nulla a che fare col socialismo. La loro storia finira' con le elezioni. Non reggeranno altri cinque anni, ci sara' la dispora>>. Anche a San Macuto c'era la rappresentazione di una dispora. Quella socialista: lei da una parte, Boselli e Crema dall'altra. <<Glielo dico sempre a Crema, allora quand'e' che vieni con noi? Lui non risponde. Ma tanto, dopo le elezioni...>>. Il presidente del Consiglio Giuliano Amato, rivendicando anche la propria appartenenza al socialismo, ha detto che la Quercia si dichiara socialista in Europa, e ha invece difficolta' a definirsi tale in Italia... <<Giuliano ha detto senza scoprirsi troppo, in maniera abile, una cosa vera: i diesse non sono ancora un partito socialista.

Forse lo sono solo a Bruxelles. Ma l'ha detta in mezzo a molte cose non vere: non e' vero che ai funerali di Pajetta noi socialisti ci sentivamo con i comunisti parte di una stessa famiglia, meno che mai Craxi. C'era rispetto, simpatia umana. Ma che avevamo a che fare, noi, con lo stalinismo?>>. Amato ha anche detto che nell'89-90-91 i socialisti mancarono la grande occasione mitterandiana. <<Il che e' come dire che invece di fare il Caf si sarebbe dovuto cercare l'unita' delle sinistre... Giuliano e' sempre piu' un dottor Sottile: l'autore del Caf fu proprio lui. A sinistra c'era un duello, figlio dello scontro Est-Ovest, che e' continuato per responsabilita' dei comunisti, non dei socialisti>>.

Sabato 3 Febbraio 2001

Applausi scroscianti quando Giuliano Vassalli dice che l'ex leader psi e' morto <<in doloroso esilio>> - Nessuna riabilitazione, ma una rivoluzione

Pierluigi Battista

IN una sede del Parlamento, nel corso di una cerimonia istituzionale, davanti al presidente del Senato Mancino, a quello della Camera Violante, al presidente del Consiglio Amato, a un ex presidente della Repubblica (Cossiga), a due ex presidenti del Consiglio (Berlusconi e D'Alema), a un numero elevato di ex ministri, a una platea consistente di deputati e senatori, un ex presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Vassalli, ha detto, tra gli applausi scroscianti (gli unici risuonati cosi' clamorosamente durante la solenne manifestazione), che Bettino Craxi e' morto <<in doloroso esilio>>. Un attimo prima Luciano Violante aveva sospeso dubitativamente il giudizio, invitando alla pacificazione il partito di chi sostiene che quello craxiano ad Hammamet sia stato <<un esilio>> e chi invece parla di <<latitanza>>.

Divisi da passioni irriducibili, agitati da rancori inestinguibili, i partecipanti alla memoria percepiscono che in quella sala non stanno assistendo a un mero slittamento semantico, ma a un evento a suo modo  storico: a Craxi viene riconosciuto il rango di <<esule>>.

E le istituzioni italiane, attraverso lo scambio simbolico della carte dell'<<esule>>, riconoscono che la storia italiana ha conosciuto, nel nome di Bettino Craxi, una ferita non ancora rimarginata. Gli esponenti della diaspora socialista, riuniti a palazzo San Macuto, si agitano nervosamente mentre parla Violante. Sono sospettosi, guardinghi, a tratti furiosi quando  parla Giuliano Amato. Quando il presidente del Consiglio ricorda di aver partecipato assieme a Craxi al funerale del <<cugino Pajetta>>, gli umori cominciano ad inasprirsi. <<Al funerale di Pajetta e' andato, a quello di Bettino no>>: quella di Margherita Boniver non e' una constatazione, ma una manifestazione di una rottura sul piano umano irrevocabile. E Franco Piro: <<Non sapevo che Pajetta fosse mio cugino>>. E Paolo Pillitteri, giunto in ritardo alla cerimonia perche' trattenuto dal suo impegno ai servizi sociali comminato da un tribunale: <<Violante e' cambiato, in meglio. Anche Giuliano e' cambiato, in peggio>>. I risentimenti sembrano per un attimo prendere il sopravvento. Malgrado gli sforzi della figlia Stefania, malgrado l'ostentata vicinanza nelle prime file di Martelli e Boselli, e Intini non lontano da De Michelis, e Antonio Ghirelli a un passo da Giulio Di Donato, e insomma le diverse anime del fu Partito socialista riunite nell'ennesima cerimonia funebre in ricordo di Bettino Craxi, le divisioni sembrano piu' aspre e resistenti di ogni altra cosa, i veleni non dispersi, le inimicizie tutt'altro che spente.

Altro che riconciliazione. La cerimonia rischia ogni momento di affondare. Ma e' un fatto che qui non ci si trova piu' nel cimitero di Hammamet, tra reduci e animi esacerbati. Qui il nome di Craxi, suscitando il comprensibile sgomento di Antonio Di Pietro, torna solennemente nel Parlamento italiano. E in un quadro di riesame del <<craxismo>> inimmaginabile soltanto un anno fa.

Dice ancora Vassalli: <<Se si fa astrazione dalla tragica fine di Aldo Moro assassinato dai terroristi, occorre riconoscere che nella storia dell'Italia prefascista e in quella dell'Italia democratica, nessuno che fosse stato presidente del Consiglio dei ministri aveva subito una sorte tanto amara>>. Craxi paragonato a Moro. E i gli eredi dispersi della stagione socialista, ascoltano sotto choc, emotivamente frustati da quel paragone cosi' impegnativo e duro di Vassalli. <<Non c'entra la politica, ma la storia>>, dicono all'unisono Violante, Amato e Stefania, come a fugare ogni fantasma di liturgia <<riabilitatoria>> di funesta memoria. Forse la politica non c'entra, nel senso che politicamente la famiglia socialista andra' alle elezioni divisa e frantumata come prima. Ma se c'entra la storia, allora e' una ben strana storia quella in cui i socialisti che stanno con Rutelli e quelli che stanno con Berlusconi, alla presenza delle autorita' dello Stato, possono applaudire tutti insieme la memoria dell'<<esule>> non piu' <<latitante>>. Non sara' politica. Ma dal punto di vista della storia, e' davvero quasi una rivoluzione.

Messaggero del 03-02-2001

La cerimonia sui documenti consegnati dalla Fondazione, occasione per una rilettura storico-politica della prima Repubblica - Violante: la verita' su Tangentopoli - <<Errore non aver fatto la commissione. Craxi schiacciato tra due tesi estreme>>

di MARIO STANGANELLI

ROMA - Non e' stato certamente il tribunale della storia davanti al quale appellare le condanne comminate a Bettino Craxi, ma la cerimonia tenuta ieri in un palazzo di Montecitorio per lo scambio delle carte dello statista scomparso tra la fondazione presieduta dalla figlia Stefania e la Camera dei deputati ha probabilmente iniziato quel faticoso e probabilmente lacerante processo di rilettura dell'ultimo ventennio del secolo da molti visto come l'ineludibile passaggio verso una "pacificazione" nazionale. Proprio Luciano Violante - l'uomo che parecchi dei presenti alla cerimonia hanno sempre considerato un "persecutore" dell'ex leader socialista - ha pronunciato parole significative non di <<riabilitazione>> o di <<autocritica>>, espressioni - ha detto il presidente della Camera - <<di una storia dalla quale e' meglio stare lontani>>, ma di di una <<pacificazione che non nasca dall'imposizione di una verita' bensi' da una faticosa ricerca del significato degli avvenimenti>>.

A questo, ha affermato Violante contribuiranno i documenti di Craxi, ma soprattutto una commissione d'inchiesta su Tangentopoli che <<e' stato un errore non istituire. Si potra' ripartire nella prossima legislatura, chiunque prevalga. Sara' la sede per affrontare il tema, spinoso non solo in Italia, del rapporto tra democrazia, danaro e politica>>. Il presidente della Camera ha anche osservato che il sistema politico italiano <<non e' riuscito a concludere la propria transizione per un'omissione di analisi politica sulle cause della crisi della cosiddetta prima Repubblica. Questo vuoto d'analisi e' stato colmato attraverso la procedura della "confezione del nemico". Si sono inseguite ipotesi precostituite. Ad un estremo l'individuazione di un ceto politico tutto irrimediabilmente corrotto con Craxi testimone e simbolo.

All'altro estremo la denuncia del complotto politico-giudiziario contro gli esponenti piu' in vista dell'antico sistema. Nessuna delle due ipotesi e' stata d'aiuto al Paese>>. Infine, l'esortazione <<si giudichi il potere con le sue colpe ma non alla luce delle sole colpe>>, che e' sembrata propedeutica al giudizio conclusivo del presidente della Camera: <<Bettino Craxi ha proposto una modernizzazione del nostro Paese. In condizioni difficili ha difeso il prestigio dell'Italia. Ha sostenuto le ragioni dei vinti in molte parti del mondo, dalla Palestina al Cile. Ma e' stato anche sottoposto a legittimi processi; e' stato condannato; ha deciso di sottrarsi alle leggi del suo Paese>>. Giudizio che e' stato accolto nel rispettoso ma freddo silenzio di una platea che attorno ai figli di Craxi Stefania e Bobo vedeva praticamente l'intera nomenclatura dell'antico e oggi "nuovo Psi", De Michelis e Martelli in prima fila, tutta percorsa - al di la' dei distinguo individuali sul reale significato della cerimonia - da una palpabile tensione di riscatto.

Un riscatto che l'ex ministro della Giustizia e presidente della Corte costituzionale Giuliano Vassalli e' sembrato legittimare nella commemorazione ufficiale della figura di Craxi: <<Uno statista e un parlamentare che non puo' essere e non sara' dimenticato e che ha subito una sorte tanto amara mai riservata nell'Italia democratica, ad eccezione di Aldo Moro, ad altro presidente del Consiglio>>. Radicato nella vicenda che li vide fianco a fianco sullo stesso fronte il ricordo che Giuliano Amato ha proposto del suo antico leader, venato dal rammarico per quel <<duello a sinistra che tutti, sbagliando, decidemmo di combattere all'ultimo sangue>>. Accompagnato dalla sottolineatura di una ferita ancora aperta e <<tutta ancora da spiegare come la distruzione del Psi, l'anatema che colpi' la sua dirigenza con l'unilateralita' che e' giusto sottoporre al giudizio della storia>>.

E alla storia si e' appellata anche Stefania Craxi, che con l'iniziativa sui documenti del padre (<<un passo - lo ha definito Amato - all'altezza dei momenti migliori della vita di suo padre>>) vorrebbe contribuire a sanare <<quella che sento forte come un'ingiustizia che ha colpito mio padre. Le sofferenze subite sono infinitamente maggiori degli errori, quelli veri e quelli immaginariamente attribuitigli>>. Di qui, per la figlia del leader sepolto ad Hammamet, la necessita' di <<un'opera complessiva di verita' e pacificazione>>. Che anche il fratello Bobo ritiene debba assolutamente passare attraverso una commissione d'inchiesta che sara' compito del prossimo Parlamento istituire.

Repubblica 03-02-2001

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Craxi, il giorno della memoria - Amato: e adesso la parola passa agli storici

SILVIO BUZZANCA

ROMA  <<Brava. E' stata molto brava>>, sussurra un anziano socialista alla compagna seduta accanto. <<Si', Stefania e' stata proprio brava>> annuisce la signora, coprendo le ultime parole di Luciano Violante, l'auspicio che <<il dialogo possa continuare>>. E il prossimo passo, per il presidente della Camera, deve essere la creazione della commissione di inchiesta su Tangentopoli. <<L'ho sempre sostenuta pubblicamente, ma si e' fermata perche' non c'era tempo. Si potra' riparare nella prossima legislatura, chiunque prevalga. Sara' la sede per affrontare il tema, spinoso non solo in Italia, del rapporto tra democrazia, danaro e politica>>, propone Violante.

<<Certamente si'>>, aggiunge Silvio Berlusconi, appena aprono le nuove Camere riproporremo la commissione di inchiesta: <<Sara' un primo passo verso la verita' storica, politica, umana, giudiziaria che riguarda un protagonista della nostra storia recente e anche un primo passo spero verso l'accertamento della verita' su degli anni che hanno cambiato il panorama politico italiano e la storia del Paese>>. Bisogna farla quella commissione, chiede Bobo Craxi.

La figlia di Bettino ha appena consegnato in un palazzo San Macuto affollatissimo cinque documenti simbolo dell'attivita' politica del padre: il primo dono della fondazione Craxi all'archivio della Camera. Una lettera di Arafat, una di Mitterrand, una ricevuta da Moro dalla sua prigione, una scritta a Violante, infine la relazione che voleva inviare alla commissione su Tangentopoli. Un gesto simbolico dopo avere pronunciato un breve discorso per ringraziare chi ha organizzato l'incontro, <<una cerimonia importante per la ricostruzione della verita' su mio padre, sul suo ruolo come uomo politico, capo di governo, statista>>. Una verita' che dovra' uscire da quelle carte che adesso gli storici potranno consultare e studiare a fondo.

E' d'accordo Giuliano Amato. <<La storia degli anni '80, e di coloro che ne furono protagonisti, attende ancora di essere scritta con il metodo della storia, fatto in quanto tale di giudizi pacati, di accertamento e valutazione serena di cio' che e' accaduto e non di passioni. E non di utilizzazione estrema delle categorie del politico amiconemico, o pro o contro, o con me o contro di me>>.

Fuori dal palazzo un gruppo di socialisti innalza cartelli che lo accusano di essere un traditore, il vero criminale insieme a D'Alema e Veltroni. Cartelli che avvisano Rutelli: vinciamo le elezioni e poi vigileremo per farti assaggiare il vitto delle patrie galere. Pochi manifestanti che vengono allontanati con poco garbo dalla polizia. Torneranno poi, con un grande stendardo inneggiante a Craxi. Dentro, il Dottor Sottile tratteggia, prima del ricordo di Giuliano Vassalli, un Craxi interessato alle sorti dell'unita' a sinistra, un antesignano del progetto di sinistra riformista che lui ha in testa oggi. Ricorda la visita a Botteghe oscure nel giorno della morte di Giancarlo Pajetta, parla della sensazione di una famiglia litigiosa che si riunisce in queste circostanze. Parla dei "cugini" del Pci, ammette che fra il 1989 e il 1991 il Psi sbaglio' a non andare avanti nella sua politica mitterrandiana. Ricorda l'ultimo atto di distensione fra Craxi e il Pci: il rinvio delle elezioni anticipate subito dopo la nascita del Pds.

Dopo, dice il premier, i fili si sono spezzati e sono ancora penzolanti, tragica immagine di un socialismo italiano vincente sul piano delle idee e perdente in politica.

Ma adesso la parola deve passare agli storici, dice Amato. Per una ricerca della verita', aggiunge Stefania, che dovra' rendere merito a Craxi di essere stato <<l'uomo politico che, negli ultimi decenni, ha dato maggiore impulso alla modernizzazione del paese>>. Oggi, prosegue Stefania <<questa eredita' la ritroviamo nei discorsi degli uomini di governo, in quelli dei leader politici, nei programmi di partiti e movimenti>>. Nella mente di molti risuonano le parole autocritica, riabilitazione, pacificazione. Ma Violante esclude che si tratti di questo, <<parole e processi espressione di una storia dalla quale e' meglio star lontani>>. Per il presidente della Camera in questo una parte ha strillato che Craxi era un disonesto e un'altra urlato che era vittima della congiura giudiziaria. Bisogna uscire da questa situazione, dice il presidente della Camera. Craxi e' stato un modernizzatore e un paladino dei popoli oppressi: ma <<e' stato anche sottoposto a legittimi processi; e' stato condannato; ha deciso di sottrarsi alle leggi del suo Paese>>. Per questo bisogna ricorrere agli storici, uscire da questa contrapposizione: << Il tempo trascorso dalla sua morte permette di restituire al Paese l'unita' della sua vita>>, conclude Violante.

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Il rancore dei reduci nel nome di Bettino la cerimonia A Palazzo S.Macuto fianco a fianco, tra freddezza e sarcasmi, il premier e gli ex psi

ALESSANDRA LONGO

roma u' Craxi statista, Craxi leader sulla scena internazionale, Craxi modernizzatore, Craxi amante dell'arte e della pittura, "uomo buono e generoso", nelle parole della figlia. Tra i libri di palazzo San Macuto, riecheggiano le lodi al politico che non c'e' piu', sepolto ad  Hammamet. 2 febbraio 2001: una data da ricordare. Giuliano Amato, emozionato, sorride a Stefania Craxi, Stefania Craxi sorride a Luciano Violante, soprattutto quando il presidente della Camera dice che lui, la commissione d'inchiesta sui finanziamenti illeciti ai partiti, l'ha sempre voluta. Platea surreale, prima e seconda Repubblica mescolate, amici e nemici, parenti serpenti. In prima fila, ecco il presidente del Senato Nicola Mancino, ecco Bobo Craxi e Francesco Cossiga, Gustavo Selva, per An. In seconda fila, Silvio Berlusconi, nell'inedita veste del leader che parla poco, e si fa quasi piccolo. Solo una sedia, occupata dal bicameralista Giorgio Rebuffa, separa il capo dell'opposizione da Massimo D'Alema. Il presidente dei Ds non  socializza, alza spesso gli occhi al cielo, non applaude quando Giuliano Vassalli fa vibrare i craxiani annunciando che " Bettino non sara' dimenticato".

I craxiani: sono sparsi qua e la', volti che vengono dal passato, che riemergono, pieni di rancore, da anni bui. Gianni De Michelis sta lontano da Ugo Intini, Claudio Martelli, che non voleva presenziare, preferisce adesso la compagnia di Pierferdinando Casini. Margherita Boniver fa coppia con Franco Piro e il magistrato di Forza Italia, Filippo Mancuso. Laggiu', ecco Cornelio Brandini, fedelissimo di Bettino, Rocco Buttiglione, l' ambasciatore tunisino, il rappresentante dell'autorita' palestinese...

C'e' un silenzio da biblioteca quando parla Giuliano Amato che, in molti, considerano ancora "il traditore". Il presidente del consiglio s'interroga sulla "dissoluzione " del Psi e quelli lo guardano di traverso. Giulio Di Donato commenta: "Mi ci vuole un' Alka Seltzer dopo aver sentito Violante e Giuliano". Dice il capo del governo: "Il rapporto con Craxi era fatto anche di sofferenza". Stefania annuisce ma nella sala che cerca rivalsa non bastano le parole, non commuovono i riferimenti al funerale di Pajetta, quando socialisti e comunisti vegliarono insieme la salma come "un'unica famiglia". Paolo Pillitteri, gia' sindaco di Milano, cognato del defunto, e' tagliente: " Peccato che Giuliano e' andato ai funerali di Pajetta ma non a quelli di Bettino".

Una cosa e' la cerimonia che vede tutti composti, eleganti, rassegnati a comportarsi bene. Una cosa e' quello che c'e' dietro. Per esempio, la rabbia fredda di Margherita Boniver: " Dieci anni di criminalizzazione per poi fare questa bella rievocazione, piena di lodi per lo statista. Io dico che devono pascersi delle ceneri di Bettino". Quasi da' fastidio, scompagina un quadro di rapporti gia' definito, questo avvicinamento voluto dalla figlia per restituire al padre un profilo alto. Deve ancora scorrere il sangue, si devono fare i conti con "la verita'", e la commissione d'inchiesta su Tangentopoli e' il prossimo obiettivo. "Se vincera' il centrodestra la faremo", promette Berlusconi.

A meta' cerimonia, Francesco Forte, cui i somali di Siad Barre, devono molto, e' insofferente: "Non e' bello, non e' corretto accaparrarsi i morti". No, ricomporre i fili della sinistra, come vorrebbe il capo del governo, e con lui D'Alema, non sara' tanto facile. L'onda lunga del rancore non e' passata. Dalla carrozzella, Franco Piro respinge quella che considera melassa: "Violante e Amato hanno paura a guardarmi negli occhi". "A questa sinistra cheap, modesta, preferiamo, provvisoriamente, Berlusconi" dice Elena Marinucci, elegantissima nei toni del grigio, seduta accanto a Lella Golfo, l'unica a mettersi gli occhiali scuri per piangere. Massimo Pini, gia' Iri, ora in An, consegna ad Amato un suo libro su Craxi: "Leggilo e impara ad essere leale". E Amato: "Ma non mi stringi nemmeno la mano?". "La sinistra che piace ai socialisti non c'e'. Per costruirla bisogna ripartire da Craxi", sussurra a fine cerimonia Stefania Craxi.

Ha vinto lei, figlia emotiva e all'apparenza fragile. Ha messo assieme, in una cornice solenne, i presidenti delle Camere e il capo del governo. Bobo se ne sta un po' in disparte. A fine cerimonia, tutti vanno da Stefania: "Brava, sei andata benissimo". Tradotto in craxiano vuol dire: "Brava, gliele hai cantate, gli hai fatto digerire le trenta cartelle di Bettino per la commissione d'inchiesta, hai costretto le istituzioni all'autocritica".

Lei si schermisce, usa bene le parole: " Questo e' solo un piccolo passo, Violante e' stato coraggioso e Amato ha detto cose importanti. Craxi non va consegnato alla storia, Craxi e' vivo". Palazzo San Macuto si svuota. Stefania abbraccia Enrico Mentana, il direttore del Tg 5, se ne va con il marito. Fuori, sulla strada, i compagni socialisti si salutano, con l'aria di chi ha vinto la prima mossa e ha messo in difficolta' l'avversario. In Piro prevale la rabbia: "La corona piu' lucente la trovi sulla testa dell'assassino". Elena Marinucci si accontenta: "Meritava sopravvivere per una serata cosi'".

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Boselli: Psi, storia non criminale il caso

ROMA u' Enrico Boselli, leader dello Sdi i cugini rivali degli ex craxiani alleatisi con il centrodestra ha commentato ieri con soddisfazione la cerimonia su Bettino Craxi che si e' tenuta a Palazzo San Macuto alla presenza di alte istituzioni della Repubblica, il presidente del Consiglio e i presidenti dei due rami del Parlamento. <<Riconoscere che quella del Psi e' stata una storia politica u' ha detto Boselli rispondendo ai giornalisti u' e non, come qualcuno ha voluto dire, una storia criminale, e' importante che lo faccia la sinistra. Ma in questo caso sono le istituzioni della Repubblica a riconoscerlo, e credo che questa sia veramente una scelta importante>>.

<<L'Italia u' ha aggiunto Boselli u' un anno dopo ricorda un italiano, un socialista e un uomo di Stato, credo che sia un gesto politico importante>>.

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E Silvio cena con i vecchi socialisti per cucire lo strappo su liste e collegi Ieri sera l'incontro tra Berlusconi, De Michelis, Bobo Craxi e Martelli - Il retroscena

ROMA  E' finito davanti ad una tavola apparecchiata per cinque, il lungo Craxiday di Silvio Berlusconi. Da Palazzo San Macuto, dove ha partecipato alla commemorazione dell'ex leader socialista, il Cavaliere si e' portato direttamente a casa Bobo Craxi, Gianni De Michelis, Claudio Martelli e Roberto Spano. Il piatto principale della serata e' stato soprattutto il braccio di ferro sui collegi: chiarire al gruppo dirigente del "nuovo Psi" che cosa significhi, esattamente, quell'insistere su <<volti e programmi nuovi>> ogni volta che in pubblico u' e ancora piu' in privato u' il discorso cade sul rapporto tra il Polo e gli eredi di Bettino.

Al congresso milanese di rifondazione del partito, i toni del Cavaliere e le sue ripetute citazioni degli interventi della vecchia guardia avevano sedato molte preoccupazioni. Ma poi il tamtam sul "no alle vecchie facce" e' ripartito come se nulla fosse, e con i suoi Berlusconi ha accennato apertamente ai sondaggi sul gradimento dei big del pentapartito pronti al grande ritorno. Mandando a dire che nell'uninominale non ci sara' posto che per due o tre facce socialiste come Bobo Craxi e Chiara Moroni: <<Degli altri, i miei elettori non ne vogliono sapere...>>. Stando cosi' le cose, da quei vecchi giocatori di poker che sono, i socialisti sono arrivati anche al bluff, avvertendo il leader del Polo di essere pronti a trescare con D'Antoni se davvero u' per dirla con Giusi La Ganga u' non gli verra' riconosciuta <<pari dignita' politica>>. Ma Martelli schiaccia il piede sul freno: <<Mi pare francamente difficile per noi aderire a un'operazione dichiaratamente postdemocristiana. Ma stiamo ragionando con La Malfa. E non chiudiamo il dialogo con i radicali>>.

I socialisti non nascondono di credere poco alla tesi per cui sono i sondaggi a suonare la loro condanna. E affermano che sul piano della fiducia l'indice di Martelli u' un robusto 15.2 per cento u' e' largamente superiore persino a quello di Bossi, inchiodato all'11. E cosi' De Michelis e' netto: <<Non credo affatto a quel che si dice sui i giornali. Con Berlusconi non abbiamo mai parlato di collegi. Ci spieghera' che cosa ha in mente>>.

(s.marr.)