Il Senato approvi laccordo con la Svizzera
GIUSTIZIA, IL SI CHE MANCA
di VITTORIO GREVI
La collaborazione giudiziaria tra Italia e Svizzera è stata nellultimo decennio alla base di importanti successi nella lotta contro mafia, traffico di droga e corruzione, permettendo tra laltro laccesso della magistratura ai segreti delle banche che alimentano il circuito mondiale del riciclaggio. Da tempo si avverte, però, lesigenza che tale collaborazione venga resa più rapida e snella, e allo scopo fin dal settembre 1998 è stato firmato dal ministro Flick un nuovo importante accordo di assistenza nel settore penale tra i due Paesi. Se non che questo accordo, sebbene strategico per il buon esito di molti procedimenti, attende da allora di essere ratificato. Solo nei giorni scorsi, dopo un itinerario caratterizzato da incredibili lentezze, la Camera ha finalmente approvato il relativo disegno di legge. Ai deputati è bastata unora per il voto, espresso a larghissima maggioranza, dopo che lopposizione aveva cessato come dincanto ogni atteggiamento ostile. Tuttavia, nellimminenza della fine della legislatura, è forte il dubbio che questa improvvisa accelerazione possa essere stata dettata (almeno per qualcuno) solo dalla convinzione che non ci sarà il tempo per il varo definitivo: un bel gesto destinato a rimanere senza efficacia. Proprio per cancellare ogni sospetto, occorre dunque che il Senato, dove esiste una maggioranza ancora più stabile, a sua volta trovi subito unora per approvare la legge di ratifica. Ciò che, oltre a salvare lItalia da una "brutta figura" nel quadro internazionale, gioverebbe anche allimmagine di alcuni uomini politici sottoposti a indagine, dimostrando lassenza di ogni conflitto fra il loro ruolo istituzionale e le rispettive posizioni processuali. Laccordo, a suo tempo sollecitato soprattutto dal nostro governo, anche a costo di dover superare certe tradizionali resistenze svizzere, contiene diverse importanti innovazioni di sicura utilità per la giustizia di entrambi i Paesi. Basti pensare che in forza di tale accordo per la prima volta la Svizzera si impegna a prestare assistenza giudiziaria anche sul versante dei reati qualificabili come "truffa in materia fiscale", accettando così di collaborare in un settore finora tutelato con particolare gelosia dalle autorità di Berna.
Il campo nel quale laccordo introduce le più cospicue novità è comunque quello delle rogatorie tra i due Stati, particolarmente utile per la nostra magistratura per poter ottenere il compimento di attività probatorie (ad esempio audizione di testimoni o di coimputati, sequestro di cose o documenti, accertamenti tecnici) in territorio elvetico. Laccordo è dichiaratamente ispirato allesigenza di facilitare e di accelerare lo svolgimento delle rogatorie. Sono previste clausole che autorizzano la trasmissione diretta delle rogatorie tra gli uffici giudiziari competenti, senza passare attraverso le autorità centrali; ovvero che consentono lesecuzione delle rogatorie mediante video conferenza.
Di fronte a queste e ad altre obiettive agevolazioni derivanti dallaccordo italo-svizzero, davvero non si capisce cosa ne abbia determinato un cammino parlamentare tanto lento e faticoso. A parte le ben note inchieste sul malaffare politico amministrativo, sono molti, infatti, i procedimenti (da quelli per riciclaggio di denaro sporco a quelli per i più gravi traffici illeciti) che potrebbero essere notevolmente avvantaggiati dai nuovi meccanismi di assistenza giudiziaria tra Italia e Svizzera, anche sotto il profilo del recupero e della confisca di beni provenienti da attività delittuose. Ecco perché è doveroso che il Senato autorizzi in via definitiva la ratifica e lesecuzione di questo accordo.
Messaggero del 05-03-2001
LA RIFORMA
dal nostro inviato
RITA DI GIOVACCHINO
CASAMASSIMA (Bari) - Tocca a Luciano Violante difendere il "giusto processo"
dalle critiche di costituzionalisti e magistrati. Ma è proprio il presidente della Camera
che alla fine dice: "Ora però basta, occore dare uno stop alla proliferazione di
nuove leggi, è venuto il momento di studiare quanto le recenti riforme siano entrate in
contrasto con le vecchie norme. Non si fa che ristampare i codici di procedura penale,
dando la stura a una varietà di interpretazioni, modifiche, ricorsi che di fatto
allungano e rendono più costosi i tempi del processo". E Violante chiede che sia
proprio la Fondazione Falcone, che ha promosso il convegno di Casamassima, a fare questo
lavoro di omogeneizzazione e razionalizzazione delle leggi.
Dice il presidente della Camera: "Bisogna trovare un punto di equilibrio nel
contraddittorio tra accusa e difesa, l'Italia è stata condannata molte volte in sede
europea per la lunghezza dei suoi processi. Ma il sabotaggio non è auspicabile con il
rito accusatorio. Gli avvocati non devono mai superare i limiti deontologici
delletica processuale". Il presidente della Camera, da buon giurista, definisce
in cinque punti gli obiettivi che il "giusto processo" deve realizzare se vuole
essere tale. Primo, lobiettivo è laccertamento della responsabilità e non
della verità. Secondo, nè le garanzie individuali nè i mezzi giuridici a disposizione
dell'accusa, possono svuotare tale scopo del processo. Terzo il principio di legalità è
garantito solo quando sono prevedibili le conseguenze giuridiche dei comportamenti
illegali. Quarto, quando sono prevedibili anche i tempi di tali conseguenze. "Una
condanna fra dieci anni è diversa da una condanna in tre mesi, visto che può cadere in
prescrizione". Quinto lobbligatorietà dellazione penale, vera garanzia
dellautonomia del Pm.
Al convegno ha partecipato anche Giancarlo Caselli, dal primo marzo presidente
dellEurojust a Bruxelles. E un vibrante jaccuse quello dellex
procuratore di Palermo: "Bisogna dire che in "tempi ragionevoli" vengono
processati e condannati soltanto i poveracci, che il 30 per cento dei detenuti sono
extracomunitari e laltro 30 per cento tossicodipendenti. Mai la giustizia è stata
tanto classista e mai i processi sono stati tanto costosi per chi può permetterselo.
Cè da chiedersi come sia stato possibile che questo sia avvenuto proprio mentre era
al governo la sinistra e cioè uno schieramento più sensibile di altri ai diritti di
soggetti sociali più deboli e meno garantiti".