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Sicurezza, il "pacchetto" è legge pene più dure per furti e scippi
Il Polo blocca il provvedimento sulle rogatorie internazionaliROMA - La maggioranza vince, dopo due anni, la
battaglia del pacchetto sicurezza (ricordate? quello per inasprire le pene contro furti e
scippi voluto da D'Alema dopo i morti di Milano del 99), ma sta rischiando di
perdere al Senato un'altra guerra altrettanto importante, quella sull'accordo con la
Svizzera per semplificare e rendere più veloci le richieste di conti bancari e di
interrogatori con i testi d'Oltralpe. Il governo riesce a portare a casa (Francesco
Rutrelli è entusiasta al pari di Fassino e Bianco) una legge che rende più facile
arrestare e tenere in carcere gli accusati di delitti gravi e che limita fortemente i
ricorsi in Cassazione, ma perde un'occasione importante per accelerare i processi proprio
mentre Carlo Azeglio Ciampi va di persona al Csm e ricorda a tutti che la giustizia è
ancora troppo lenta.
Il trattato ItaliaSvizzera, come i giudici hanno ricordato tante volte, sarebbe servito
proprio per accorciare i tempi. Ma, dopo aver atteso l'approvazione per due anni ed essere
stato licenziato dalla Camera solo la settimana scorsa, ieri il testo ha perfino scatenato
una rissa tra i capigruppo. Il forzista Domenico Contestabile ha detto chiaro al diessino
Gavino Angius che se si discuterà delle rogatorie potrebbero saltare altri provvedimenti
come la violenza in famiglia o il divieto dei combattimenti tra i cani. E così,
nonostante le tante denunce sui processi che finiscono in prescrizione e pur dovendo fare
i conti con la legge sul giusto processo che impone ai dibattimenti una "ragionevole
durata", la ratifica del trattato slitterà alla prossima legislatura.
Ma la maggioranza è soddisfatta lo stesso. Ha vinto con 142 voti a favore e solo sette
contrari, quelli di Rifondazione, del pannelliano Milio, della forzista Scopelliti e di
due "dissidenti" diessini, Senese e Salvato, attestati su posizioni più
garantiste rispetto al loro partito. Politicamente, l'Ulivo riesce anche a cogliere in
contraddizione la Casa delle libertà: perché dopo il voto favorevole espresso alla
Camera a fine gennaio, adesso l'opposizione ripiega su un'astensione. Dice Massimo Brutti,
sottosegretario diessino all'Interno che in questi giorni ha tallonato il Polo al Senato
battendosi per far approvare il pacchetto: "Per la Casa delle libertà il saldo di
questa giornata è del tutto negativo. Non solo sono apertamente in contraddizione con
loro stessi, ma pur avendo cambiato idea sono stati ugualmente battuti. E voglio vedere
adesso come spiegheranno ai loro elettori perché prima erano a favore e adesso sono
contro e soprattutto perché, dopo aver tanto parlato di sicurezza, adesso si astengono su
norme che possono aiutare i magistrati e le forze dell'ordine a essere più severi".
Tra queste c'è per esempio quella che nega la concessione dei domiciliari a chi è già
scappato una prima volta che, secondo il diessino Elvio Fassone, rappresenta "un bel
contributo contro il senso di insicurezza dei cittadini".
Ma è proprio questo il leit motiv della contestazione del forzista Marcello Pera che, in
più di un affondo, ha criticato un insieme di misure che "rischiano di allargare
ulteriormente il già troppo ampio potere dei magistrati". Tranne la stretta sui
ricorsi in Cassazione, Pera ha bocciato il pacchetto considerandolo "esclusivamente
propagandistico". Ma il suo atteggiamento dimostra come tra il gruppo di Forza Italia
del Senato e quello della Camera (lì c'è l'avvocato di Berlusconi Gaetano Pecorella) non
la pensano allo stesso modo sulla giustizia. E, qualora servisse una conferma, ecco il
voto sulle rogatorie: una settimana fa Pecorella dava il suo sì "politico" al
trattato ItaliaSvizzera, mentre oggi lo stesso gruppo fa muro sulla definitiva
approvazione. Tra i diessini c'è chi sostiene che in realtà Forza Italia aveva votato
sì ben sapendo che poi la ratifica sarebbe caduta al Senato.
Sulle rogatorie, comunque, i diessini preannunciano battaglia.Si muoverà lo stesso Rutelli e il capogruppo Angius ha già detto
che "chi ostacola questa legge in realtà vuole processi lunghi e quindi soggetti
alla prescrizione dei reati". E soprattutto "persegue l'elusione di verità
processuali che invece potrebbero più facilmente essere accertate". Una chiarissima
allusione a Forza Italia e al suo presidente Berlusconi.