Al Presidente della Repubblica
p.c. Al Procuratore Capo Borrelli
p.c. a Giovanni Ruggeri
con la presente lettera faccio riferimento alle 2 precedenti lettere inviate il 13-08-94 e il 07-10-1995. In entrambi i casi denunciavo la inaccettabile,per lo stato democratico del Paese,ignoranza da parte del Popolo Italiano della falsa testimonianza del cittadino Silvio Berlusconi. Poiche' ritengo di avere sufficentemente argomentato nelle precedenti lettere le ragioni che mi spingono a non dimenticare questo precedente, con la presente lettera mi limito ad esprimere alcune amare riflessioni, suggeritemi in particolare da quanto sta avvenendo in questi giorni, in queste ore nel Paese.
Torno a far sentire nuovamente la mia voce anche perche' non avendo ancora ottenuto alcuna risposta alle 2 precedenti lettere e assistendo all'aggravarsi , a mio avviso, della situazione civile del Paese, sento una esigenza incontenibile di rifarmi vivo. L'affaire Di Pietro con tutti i sospetti,le illazioni,le implicazioni, le vicende che vedono protagonista il cittadino Silvio Berlusconi, e le ultime notizie che vedono al centro servizi segreti,Di Pietro e il pool di Milano, mi inducono da un lato ad amare e sconsolate conclusioni, dall'altro mi spingono ad insistere nella denuncia del precedente giudiziario del Berlusconi.
Sono perfettamente cosciente che in questo Paese, al cittadino normale non e' concesso chiedere chiarezza , trasparenza, Verita'. La storia del Paese da Portella della Ginestra ad oggi, passando attraverso le varie stragi che hanno insanguinato e ferito duramente il Paese, lo testimonia in maniera indiscussa ed inconfutabile. Proprio perche' mi rendo perfettamente conto di questa situazione, pur non essendo e non volendo essere un eroe ma un cittadino che chiede di vivere in un Paese normale, civile proseguo nella mia denuncia. Sono cosciente della pericolosita' di questa mia pervicacia e nell'ultimo mese ho ricevuto anche alcuni segnali che mi dovrebbero indurre quanto meno alla prudenza.
Un segnale certo l'ho ricevuto mediante un invito del comandante dei CC del mio paese, altri dubbi e sospetti rappresentati da squilli di telefono nel pieno della notte al mio domicilio. A questi ultimi per ora non do' peso rilevante poiche' potrebbero essere errori, anche se risulta un po' strano l'orario e la vicinanza temporale di questi 2 episodi, anche in base alla considerazione che in passato nell'arco di molti anni non c'e' mai stato un solo errore simile.
Tornando ai motivi di questa lettera spiego perche' sono giunto a conclusioni amare osservando le ultime vicende politiche e dopo aver ascoltato,per il momento, una sola volta il Suo discorso di fine anno. Ho puntualizzato una sola volta perche' appena ne avro' la possibilita' lo riascoltero' piu' attentamente avendo la registrazione. Nell'ascolto fatto in diretta il 31-12-95 cio' che mi ha particolarmente colpito e' stato il passaggio in cui Lei ha parlato del dialogo tra i partiti che vede il capo di Forza Italia protagonista.
Nel Suo discorso Lei esprime gratitudine al Berlusconi stesso e a coloro che al dialogo partecipano. Concordo con Lei che il dialogo,il confronto siano da accogliere favorevolmente, ma ritengo anche che non si puo' accettare di dialogare a tutti i costi e a qualunque prezzo. Per la situazione personale in cui si trova il capo di Forza Italia coinvolto in problemi giudiziari vari che lo vedono pure in qualita' di imputato il 17-01-96 presso presso il Tribunale di Milano, e per il precedente giudiziario gia' menzionato e sconosciuto alla quasi totalita' del Popolo, personalmente ritengo inaccettabile che sia il cittadino Berlusconi a gestire il dialogo e il confronto politico in corso.
La gravita' estrema della situazione del Paese, lo stato di confusione totale pur richiedendo il massimo di coesione e di solidarieta' non giustificano che si dimentichino alcuni principi basilari per la tutela di una democrazia. Termino la lettera ricordando, come ho fatto nella seconda lettera, che non demonizzo alcunche'. Per salvaguardia dello stato democratico del Paese non si devono dimenticare alcuni dati storici del passato e non deve ripetersi come si puo' leggere nel libro di Teodori "Ladri di democrazia" da pag. 151 a pag. 161, cio' che accadde nella primavera del 1981, in cui la totalita' della classe politica dirigente e molti vertici istituzionali del Paese dichiararono pubblicamente di possedere lo stesso grado di conoscenza dei comuni cittadini della loggia massonica P2.
Con la speranza di dare un modesto contributo alla soluzione dei gravi problemi del Paese e dichiarando che tutto cio' che faccio e' per dovere civico e per irrefrenabile sete di Giustizia e Legalita' porgo distinti saluti
Pietro Campoli.