01-all01 file 980222.txt -

Articolo del 22-02-98 "Corriere della Sera".

Intervista del pm Gherardo Colombo.

L'intervista : Il Pm del Pool : "La strada dell'Italia verso la normalita'?"

Per ora vedo farsi avanti solo il vecchio" "Le tendenze della bozza Boato sono sulla strada del ritorno al passato" "L'amnistia equivale a oblio : gli accordi sottobanco trovano forza nelle cose non scoperte" "Non lanciamo messaggi : il nostro riferimento e' la legge"

MILANO

C'e' in Italia una <<societa' del ricatto>> frutto degli opachi compromessi degli ultimi venti anni della Repubblica. Una <<societa'>> ben viva, ben vegeta, assai vivace. Per nulla convinta di dover cedere il passo. Al contrario, obbligata per garantirsi il futuro--a riprendere in mano il <<gioco>> della politica. Il pubblico ministero Gherardo Colombo non parla con impeto. Sceglie le parole, lentissimamente, una dopo l'altra, torturandosi i capelli pazzamente scarruffati. Il suo ragionamento non e' rassicurante: la Bicamerale e' figlia di quella <<societa' del ricatto>>, come la chiama. Il tentativo di riscrivere la seconda parte della Costituzione e' la sola strada a disposizione di quella <<societa'>> per occultare il passato.

La conclusione del magistrato inquieta: <<La nuova Costituzione puo' avere come fondamento quel ricatto>>. Gherardo Colombo occupa una stanza appartata nel lungo corridoio della Procura di Milano, lontano dall'elegante ufficio di Francesco Saverio Borrelli.

Ogni angolo, nella sua stanza, e' intasato da faldoni giudiziari. Il pubblico ministero ha lo scrittoio assediato dalle <<carte". Vi emerge a fatica soltanto il video del computer. La Bicamerale...

<<Se vuole parlare di Bicamerale bisogna fare una premessa...>>.

Facciamo la premessa...

<<Le mie considerazioni non vogliono (come e' ovvio) e non potrebbero (come e' giusto) condizionare il lavoro del Parlamento nella riscrittura della seconda parte della Costituzione. Le mie sono soltanto osservazioni di carattere generale sul tema della giustizia e dei modi di amministrarla>>.

Premessa fatta. Cominciamo.

I lavori <<costituenti>> del Parlamento sono lo sforzo di ridefinire, con il rapporto tra i diritti dei cittadini e i poteri dello Stato, un orizzonte di pacificazione nazionale indicando valori e modi da tutti condivisi. E' il percorso che, per dirla con una fortunata espressione di D'Alema, dovrebbe guidare l'ltalia verso la <<normalita'>>. Domanda: lei condivide le ragioni di questo tentativo?

<<Io credo che sia giusto preparare e costruire la "normalita'". Purtuttavia non bisogna dimenticare la storia recente e passata. La ricerca della pacificazione non deve ignorare l'esistenza del conflitto>>.

Lei ritiene necessario il conflitto?

<<Ritengo necessario che si consideri il conflitto. Le spiego il perche'. Io credo che una societa' moderna e complessa debba vivere cercando l'armonia, ma tenendo conto dell'esistenza di contrapposizioni e rendendole evidenti. La trasparenza del conflitto e' il presupposto essenziale per il suo superamento. Conflitti tra opposti mondi di valori, di interessi e opposti modi di organizzare la societa', lo Stato la rappresentanza. Ai contrario, nella "normalita'" che ci viene agitata sotto gli occhi, io vedo farsi avanti non il nuovo ma il vecchio. Meglio, l'antico. Non il conflitto trasparente, ma il compromesso opaco>>.

Perche' il compromesso, a suo avviso, e' necessariamente opaco? La <<politica non e' il luogo delle cose desiderabili, ma di quelle fattibili>> diceva Aldo Moro. La politica e', per deffnizione, l'arte del possibile e quindi, del compromesso.

<<Il compromesso in Italia e' stato sempre opaco e occulto. Le dico di piu', negli ultimi venti anni la storia della nostra Repubblica e' una storia di accordi sottobanco e patti occulti. L'Italia la si puo' raccontare a partire da una parola...>>.

Una parola sola? Quale?

<<Ricatto>>.

Ricatto?

<<Mi spiego con qualche esempio. Dallo sbarco degli alleati in Sicilia, e dalla scelta di coinvolgere la mafia per facilitarlo, si e' stabilito un rapporto di "quieto vivere" con questa organizzazione criminale, che ha caratterizzato decenni della nostra storia. E' stato un accordo necessariamente occulto. E ancora piu' occulto e opaco e' stato necessariamente il suo perpetuarsi. Cosa ha potuto produrre se non il ricatto? Il ricattodei poteri criminali sulla politica. Un altro esempio di quel modo di governare il Paese con il compromesso, e poi con il ricatto, e' il "caso Cirillo". Ricorda? Una parte della Dc si accorda con la camorra di Raffaele Cutolo per la liberazione dell'assessore Ciro Cirillo concedendo, in cambio, l'accesso della criminalita' alle risorse pubbliche della ricostruzione post-sismica. E potrei continuare: i fondi neri dell'Iri, la P2...>>.

Ma lei parla di un passato ormai remoto.

<<Lei dice?>>.

Lei dice di no?

<<Io dico di no. Situazioni attuali, sintomo della stessa logica, se ne potrebbero trovare a decine. Io dico che nel metabolismo politico-sociale del Paese ci sono ancora le tossine dei ricatti possibili e sono queste tossine che consigliano di organizzare le nuove regole della Repubblica non intorno al conflitto, ma intorno al compromesso. E un passaggio chiave di questa necessita' della societa' politica e' appunto la Bicamerale>>.

Lei mi sta dicendo, se non capisco male, che la Bicamerale e' la strada obbligata per chi, partecipe degli illeciti di ieri, oggi e' obbligato a scegliere l'accordo perche' non puo' permettersi un conflitto che, con quel passato, sarebbe troppo rischioso?

<<E' detto in modo un po' brutale, ma e' quel che penso. Ecco perche' a mio avviso, la Bicamerale deve anche affrontare la questione della giustizia. E' evidente, infatti, che oggi molti appartenenti al potere giudiziario non rispondono alle regole del compromesso, e se le regole non valgono per tutti e' come se non esistessero>>.

Dell'oggi parliamo subito dopo, ma anche nel piu' recente passato, perbacco, la magistratura non mi e' sembrata estranea a quel sistema che lei chiama <<del ricatto>>. Anzi credo che la magistratura sia stata uno degli snodi di quella strategia.

<<Ieri anche la magistratura, salve eccezioni rese inoffensive, ha fatto parte di quella societa' del ricatto che e' stata (e purtroppo e' ancora) l'Italia. Le inchieste erano aperte o rapidamente finivano nel nulla per sostenere il ricatto della politica. Ricorda cosa accadde a Sarcinelli, capo della vigilanza della Banca d'Italia, arrestato quando si opponeva al salvataggio di Michele Sindona? E ricorda come mori' Giorgio Ambrosoli?>>

E oggi? A suo avviso, oggi la magistratura e' estranea alla <<societa' del ricatto>> per usare sua espressione?

<<Oggi la magistratura e' meno inserita in quella societa'. Magari fa degli errori. Magari scivola in qualche sconfinamento. Magari c'e' chi e' ancora omologo a quel sistema. Per questo, credo, quella "societa'" minaccia la sua indipendenza Il problema e' tutto li. La magistratura e' una variabile non coerente con il sistema consociativo. Per questo infastidisce, preoccupa, inquieta. Potere diffuso per antonomasia, puo' rompere in qualsiasi punto e imprevedibilmente il patto del magistrato. Una magistratura meno indipendente, o addirittura dipendente, non riuscirebbe piu' a svolgere il controllo di legalita' che le e' proprio>>.

Le chiedo, ancora una volta in modo un po' brutale: lei crede che la bozza Boato che sara' discussa dal Parlamento abbia quest'obiettivo?

<<Questo non lo so, ma con franchezza posso dirle che il sistema di controllo dell'azione giudiziaria, ieri, passava attraverso le scelte dei capi dell'ufficio. La magistratura si e' liberata da questo cappio e Mani Pulite e' stata possibile>>.

E domani?

<<Per domani le tendenze sono evidenti. L'aumento dei membri del Consiglio Superiore nominati dal Parlamento, l'istituzione di un procuratore disciplinare(e cioe' di controllo di ogni singolo magistrato) eletto dal Senato sono sulla strada di un ritorno al passato. Ovvero a un limitato esercizio di verifica dell'applicazione delle leggi. Diventerebbe problematica la possibilita' di svelare le cause del ricatto. La strada da percorrere, a mio avviso, e' un'altra: svelare tutti gli illeciti, indicare tutte le responsabilita'. Solo cosi' la nuova Costituzione non avra' come fondamento il ricatto. Solo cosi' la societa' italiana potra' crescere tra trasparenti conflitti e non accompagnata da occulti accordi>>.

Lei parla di <<ricatto>>, eppure avevamo ricavato l'impressione che Mani Pulite avesse disarticolato il sistema della corruzione...

<<Disarticolato? Vuole scherzare? Noi abbiamo appena inciso la superficie della crosta. Se avessimo disarticolato qualcosa, dinanzi alle difficolta' di vedere evase le nostre rogatorie internazionali, il ministro di Grazia e Giustizia si sarebbe mosso, avrebbe investito il suo collega degli Affari esteri. Il ministro degli Esteri avrebbe sollecitato i governi stranieri. E invece...>>.

E invece?

<<E' storia d'oggi. Dopo un anno di impasse, e' la sortita del procuratore confederale Carla Del Ponte a smuovere qualcosa o almeno la promessa di qualcosa. No ahime', abbiamo toccato soltanto la superficie. Chi non e' stato toccato dall'azione della magistratura e ha scheletri nell'armadio si sente non protetto, debole perche' ricattabile. La societa' del ricatto trova la sua forza, appunto, su cio' che non e' stato scoperto>>.

C'e' chi accusa: Mani Pulite ha colpito soltanto una parte del sistema politico (Dc, Psi) non testando colpevolmente per interesse, convenienza, appartenenza politica o culturalele responsabilita' di altri (Pci-Pds). C'e' chi dira': Colombo e, con Colombo il pool, invia un messaggio a D'Alema: "Attento, se passa la riforma verremo a cercare gli scheletri nel tuo armadio e sappiamo che ci sono".

<<Un discorso di questo genere si basa su una serie di premesse false. Per lo meno tre. Primo che noi non abbiamo approfondito con la stessa attenzione tutte le responsabilita', da una parte e dall'altra. Secondo, che la Procura di Milano ha la possibilita' di scegliere i temi e le persone da indagare indipendentemente dall'esistenza di una notizia di reato. Terzo, che non siamo indipendenti. Una volta si diceva da questa o quella forza politica. Oggi si dice dalla nostra voglia di potere, dai nostri interessi personali>>.

Bene, e' vero, le premesse di quell'accusa possono essere queste. Lei che risponde?

<<Che noi abbiamo approfondito tutte le responsabilita', da una parte e dall'altra, e' dimostrabile anche documentalmente. Puo' muovere l'obiezione che le mie parole siano una minaccia solo chi pensa che noi abbiamo delle cose nel cassetto e le sviluppiamo o meno a seconda di quel che succede intorno. Via, la falsita' delle premesse non consentirebbe di affrontare la critica e tuttavia qualche cosa voglio aggiungere>>.

Aggiunga.

<<Il nostro riferimento esclusivo e' la legge. Pensi quanti, quante volte, e con quali mezzi hanno tentato di dimostrare il contrario senza riuscirci. Le vicende e le soluzioni della Bicamerale come di qualsiasi altra sede al di fuori di quella giudiziaria, non hanno la capacita' di influire sul nostro lavoro. Voglio dire che tutto cio' e' assolutamente indifferente rispetto all'amministrazione della giustizia>>.

Non le pare che l'amnistia possa essere una soluzione all'esigenza di rimuovere le cause del ricatto? In fondo se il ricatto si basa sul timore della punizione degli illeciti commessi in passato, che cosa ci potrebbe essere di meglio adesso che evitare la loro punibilita' attraverso un generalizzato provvedimento di clemenza?

<<Non credo che la forza del ricatto stia nel timore di essere puniti quanto nella paura di essere scoperti. Per quanto si sia perso il senso dell'onore, i rapporti tra l'opinione pubblica continuano a funzionare con riferimento piu' alla responsabilita' che alla punibilita'. E allora le cose non cambierebbero molto, soprattutto in un Paese come il nostro dove la pena, salvi gli emarginati, e' applicata eccezionalmente. Per dire, la maggioranza dei reati di cui ci occupiamo cadra' in prescrizione. L'amnistia equivale a oblio: produce occultamento del conflitto e diventa generatrice del ricatto. Se vuole, ricominciamo da capo>>.

No, per carita', fermiamoci qui. Puo' bastare, grazie.

                                                                                                                                                                                                                Giuseppe D'Avanzo