La ragione non ha mai fatto parte della storia, ma la follia non è mai stata
così imperante.
Prendiamo le ultime vicende del
conflitto israelo-palestinese. Il presidente degli Stati Uniti, George Bush,
pensa che uno dei frutti della guerra all´Iraq sia il nuovo ordine del Medio
Oriente, prima di tutto la composizione della eterna guerra fra Israele e i
palestinesi. E che decide? Di affidare la mediazione a Silvio Berlusconi,
sostenitore a spada tratta di una guerra che gli arabi considerano
un´aggressione. O più probabilmente il presidente americano non ci pensa
affatto, ma Berlusconi alla vigilia delle elezioni gli chiede questo favore.
Come che sia, il Cavaliere
parte per il Medio Oriente e la prima cosa che fa è di rendere omaggio al
presidente israeliano Sharon, al quale dice ripetutamente, solennemente, davanti
alle televisioni di tutto il mondo che lui è il più fidato amico di Israele.
Per uno mandato a fare da mediatore è un curioso comportamento: fa subito
sapere da che parte sta.
E come si comporta con i
palestinesi? Si rifiuta di incontrare Arafat che resta per la diplomazia europea
il vero rappresentante degli interessi palestinesi e non chiede neppure di
essere ricevuto da Abu Mazen.
Solo tre giorni dopo, avvertito
della gaffe colossale, lo invita a un incontro romano o magari in una sua villa
in Sardegna. Intanto va a trovare il re di Giordania e il presidente egiziano
Mubarak che nella strategia di Bush dovrebbero essere i garanti arabi della pax
americana, due che non osano mettere il naso fuori dai loro bunker per tema
dell´ira popolare.
Che la follia faccia parte
preminente della storia lo si era già capito dalla guerra americana all´Iraq e
dalla retrostante ideologia imperiale che i problemi del mondo si risolvono con
la forza, adottata anche da Israele.
I diritti di Israele alla
sopravvivenza sono noti e ampiamente condivisi e il grido dei fondatori di
Israele (´Mai più deboli e disarmati´) è più che comprensibile, ma l´idea
che il futuro di Israele sia affidato solo alla forza militare sembra poco
ragionevole.
Come può pensare un governo di
Israele, anche diverso da quello di Sharon, che sia accettabile da parte dei
palestinesi il protettorato che gli viene offerto? La Cisgiordania presidiata da
centinaia di colonie ebraiche sostenute dall´esercito israeliano, il territorio
del nuovo Stato spaccato in due e comunicante solo per autostrada come lo fu per
Berlino. La prospettiva più rosea è che la situazione attuale si prolunghi nel
tempo.
È appena uscito un libretto
sui ´bushismi´, sull´involontario umorismo del presidente Bush che nei suoi
discorsi non distingue fra il singolare e il plurale, fra una affermazione e il
suo contrario e non rispetta i testi scritti dai suoi aiutanti che dovrebbe
leggere sul ´gobbo´, il suggeritore televisivo.
Ma insomma, perché mai questo
Ventunesimo secolo deve sopportare degli uomini di Stato così sprovveduti?
Il nostro, accomiatandosi dal
Medio Oriente dopo la sua mirabile mediazione, ha fatto sapere al governo di
Israele che "lui lo capisce, ma deve avere pazienza". Dio scampi
l´Europa dal semestre italiano diretto dal Cavaliere. Tanto più i problemi lo
sovrastano, tanto più la politica del mondo è fuori dalle sue capacità
bottegaie e tanto più lui li affronta con incredibile sicumera. "La mia
condanna", ha detto di recente, "è di vincere sempre". E proprio
ciò che si pensa vedendolo girare per il mondo soddisfatto e sorridente a
occuparsi autorevolmente di cose che ignora. |