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Dal sito Internet  www.antoniodipietro.org

COMUNICATO N. 64 del 11 ottobre 2000
"Quella sera con Massimo, che criticava Mani pulite"
(di Antonio di Pietro)

Il racconto di Flores D'Arcais, apparso sul "Corriere della Sera" del 11 ottobre 2000


"Quella sera di luglio del '96, a cena a casa mia, mi resi conto di quanto Massimo D'Alema detestasse Antonio Di Pietro e l'intero Pool milanese. Mi disse che tutto Mani pulite, e sottolineò tutto, era stato fin dall'inizio un complotto contro il Pds. E alle mie ripetute obiezioni, continuava a ripetere "io lo so che ce l'hanno con noi, lo so, lo so…". Aveva un tono di assoluta e violenta certezza".

Paolo Flores d'Arcais, direttore di MicroMega, il mensile sul quale il senatore ha accusato l'ex premier di aver ispirato nel '93 il dossier del Sabato contro il Pool, non crede affatto "alla leggenda di un D'Alema che ha sempre stimato Di Pietro". E di quella sera di fine Luglio '96 dice di ricordare ogni più piccolo particolare: lui è allora segretario del Pds seduti uno davanti all'altro, "la moglie di D'Alema che all'ultimo momento disertò la serata perché non si sentiva bene", la politica come piatto forte.

Erano trascorsi tre anni dal dossier del Sabato, Tangentopoli era al lumicino, Romano Prodi si era stabilito a Palazzo Chigi da poco più di due mesi e Antonio Di Pietro, dopo lungo tiramolla, aveva alfine accettato la poltrona di ministro (da cui si sarebbe dimesso a fine '96 per farsi eleggere senatore al Mugello, con la regia di D'Alema).

"Quella sera ebbi la certezza, al di là di ogni ragionevole dubbio, dell'avversione di D'Alema nei confronti di Di Pietro. Rimasi allibito" ricordo ora il direttore di MicroMega, che già allora era un aperto sostenitore di Mani pulite, indicato come uno dei più accesi giustizialisti. "Ad un certo punto D'Alema affermò testualmente, riferendosi a Borrelli, D'Ambrosio e Colombo: "Si sono fatti subornare, strumentalizzare, da quei reazionari di Davigo e Di Pietro….". Vanamente cercai di ricordargli che ad uscire in pezzi da Tangentopoli erano stati Dc e Psi e che quei magistrati non mi risultavano essere scatenati anticomunisti. Niente da fare. Lui insisteva, tanto da pensare che forse fosse a conoscenza di cose che io non sapevo…". E ancora: "Quando gli dissi che giudicavo Giuliano Amato il più intelligente dei politici, fece una smorfia e il gesto di come quando si manovrano i burattini….".

Fine dei ricordi di Paolo Flores d'Arcais. Fino ad oggi, di quella sera, il direttore di MicroMega ha parlato solo "con amici e conoscenti, invitandoli alla riservatezza". Ma ora, dopo l'atto d'accusa lanciato da Di Pietro e la reazione tra l'indagato e lo stupido di D'Alema, ha deciso di "uscire allo scoperto", consapevole di andare incontro alla reazione dell'ex premier, che probabilmente avrà una sua versione di quella cena.

La tesi del direttore, di cui la serata a casa sua è "un tassello", è che "in realtà D'Alema, fin dalla fine del '92 ha tenuto su Tangentopoli una linea politica parallela e opposta a quella dell'allora Pds". La conferma, a suo parere, verrebbe appunto dalla vicenda del dossier pubblicato dal Sabato. "Quel giornale era su posizioni opposte al Pds: difendeva la corruzione, arrivando persino a sostenere "meglio Lima che Bobbio", mentre Botteghe Oscure era schierata con Mani pulite. Eppure, quando quelli del Sabato andarono da D'Alema per chiedere aiuto, lui, anziché metterli alla porta, si disse non solo interessato, ma lì mandò pure da un suo amico imprenditore". Conclusione: "Ecco perché ho pubblicato la lettera di Di Pietro: ci sono ancora troppe nebbie su quel dossier. E i Ds dovrebbero chiederne conto a D'Alema". Quella del '96 è stata l'ultima cena tra Flores d'Arcais e l'ex premier.

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